Funerali Papa, “dispositivi misti” e “appetibilità mediatica”: l’analisi dell’esperto di sicurezza Carlo Biffani

Roma è sotto massima sorveglianza. Sabato 26 aprile, la capitale ospiterà i funerali solenni di Papa Francesco, in un evento che riunirà i grandi della Terra sotto i riflettori del mondo intero. Una cerimonia spirituale, ma anche un banco di prova senza precedenti per l’intero apparato di sicurezza italiano.

A spiegare come ci si muove dietro le quinte è Carlo Biffani, esperto di sicurezza, intelligence e terrorismo, che in un’analisi dettagliata per La Capitale avverte: “La nostra intelligence e gli apparati investigativi dell’antiterrorismo sono in allerta. In un momento in cui l’attenzione dei media mondiali sarà rivolta sulla Città Eterna, basta poco perché un attaccante voglia prendersi la scena”

Una macchina perfettamente sincronizzata — tra reparti speciali e contromisure aeree — sarà all’opera per proteggere l’evento. Ma proprio per la sua visibilità planetaria, il rischio è altissimo. Ecco cosa accade davvero quando un’intera capitale viene messa in sicurezza per un evento destinato alla storia.

La sicurezza delle personalità è affidata a dispositivi misti”, con agenti dei paesi d’origine e del paese ospitante. In Italia, la protezione ravvicinata è assicurata da due reparti nazionali: il NOCS della Polizia di Stato e il GIS dei Carabinieri, reparti d’élite con competenze che spaziano dal controterrorismo alla scorta ad alto rischio, “con esperienza tattica e addestrativa condotta in aree a media e ad alta conflittualità”.

In particolare, per quanto riguarda la protezione ravvicinata, Biffani spiega:​ “In genere, nelle fasi statiche, come ad esempio quelle di permanenza alla cerimonia in Piazza San Pietro, sono organizzati per cerchi concentrici e il primo cerchio, ovvero quello che si occupa della sicurezza fisica a contatto ravvicinato con la personalità, è prevalentemente assicurato dal personale del paese che ospita l’evento”.

Per garantire la sicurezza durante l’evento, vengono impiegate misure tattiche avanzate.

Se a Roma vi capita di vedere un SUV con portellone aperto e mitragliatrice puntata all’indietro, state guardando un operatore del Counter Assault Team (CAT). Il suo compito è neutralizzare minacce armate contro il convoglio”, rivela Biffani. Inoltre, ogni percorso dal luogo di alloggio degli ospiti alla Basilica verrà verificato, bonificato e controllato in tutte le criticità, dalle auto in sosta alla rete fognaria”.

La sicurezza non si limita al suolo. Lo spazio aereo, completamente interdetto, sarà sorvegliato da “sistemi da caccia, come l’Eurofighter Typhoon, pronto nella vicinissima base di Pratica di Mare”. Saranno previste anche “tecnologie per l’intercettazione e l’abbattimento di droni di piccole dimensioni, che potrebbero penetrare nella zona rossa, cioè quella interdetta a qualsiasi attività di volo”. Biffani ipotizza anche l’adozione di misure più drastiche, come “l’approntamento di batterie di missili capaci di eliminare minacce in prossimità di Piazza San Pietro”.

Il coordinamento tra le varie forze coinvolte è fondamentale:​ “Proprio in virtù della complessità delle operazioni, ci sono figure di riferimento con il compito di supervisionare le attività da un punto di vista strategico, coordinandole con il Team leader”. Inoltre, vengono predisposte misure per affrontare eventuali emergenze, “allertando in anticipo gli ospedali più vicini”.

Carlo Biffani sottolinea con forza un aspetto spesso sottovalutato ma centrale in contesti di questo tipo: la potenza mediatica dell’evento. In questo quadro la visibilità globale può diventare un detonatore di rischio: “Ciò che interessa sia ai gruppi terroristici strutturati che ai cosiddetti lupi solitari è la possibilità di far parlare di sé. Con migliaia di giornalisti e troupe televisive, si tratterebbe per loro di un’occasione irripetibile per veicolare il proprio messaggio a livello globale”.

Le Forze dell’Ordine, spiega l’analista, sono tuttavia pronte ad affrontare anche questa dimensione della minaccia: “Gli apparati di intelligence hanno da sempre i radar puntati e accesi, in ascolto dei rumori prodotti e dei segnali lanciati da chi vorrebbe cavalcare l’occasione per attaccare o semplicemente per creare scompiglio”.

La macchina della sicurezza che veglierà sui funerali di Papa Francesco vedrà l’impiego di un sistema integrato composto da tutte le migliori risorse dello Stato. Nello specifico: “In situazioni di questo tipo, vengono utilizzati sia reparti di Forze Speciali come Distaccamenti del GIS e del Nono Reggimento d’Assalto Col Moschin, entrambi di appartenenza alle Forze Armate inseriti nel gruppo TIER 1, sia aliquote SWAT specializzatissime, come è nel caso del NOCS della Polizia di Stato che invece è alle dipendenze del Ministero dell’Interno”. E aggiunge: “Saranno coinvolte le aliquote della Polizia e dei Carabinieri quali UOPI, API e SOS, come anche il Primo Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania”. Il vertice del dispositivo di difesa e di reazione alle eventuali minacce è gestito dal Prefetto.

La portata dell’operazione è senza precedenti, e la complessità logistica è uno degli elementi centrali: “Un simile dispiegamento di uomini e mezzi è giustificato dalla enorme quantità di siti e di luoghi da presidiare e difendere, a partire dal periodo precedente l’arrivo degli ospiti, fino a quando l’ultimo di questi non sarà stato accompagnato a bordo dell’aereo che lo riporterà in patria”.

In sintesi, la sicurezza dei funerali del Pontefice rappresenta per l’Italia una prova di straordinaria delicatezza e responsabilità. Un evento simbolico e spirituale, che assume anche una fortissima rilevanza geopolitica e strategica. Per il sistema-Paese, sarà anche un banco di prova dell’efficienza e della credibilità delle proprie strutture di sicurezza.

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