Castellone: “Suicidi in carcere, servono prevenzione e rieducazione”

“Oggi ci siamo chiesti il perché dei suicidi in carcere e cosa può fare la politica per fermarli.” Così ha esordito la Vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone, durante la conferenza stampa promossa al Senato della Repubblica, dal titolo “Suicidi in carcere: aspetti psicologici della prevenzione”. Un evento che ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla drammatica realtà dei suicidi all’interno degli Istituti penitenziari italiani.

“Dopo l’anno nero per i suicidi in carcere, che è stato il 2024, il 2025 è iniziato addirittura peggio, con già 15 suicidi. Non possiamo ignorare l’aumento dell’incidenza dei suicidi tra le forze dell’ordine che operano in carcere” – ha continuato la Senatrice, sottolineando la necessità di un intervento urgente.

Il convegno, moderato da Marina De Rose, referente per gli eventi culturali di Anthea Group Milano, ha visto la partecipazione di esperti di rilievo provenienti da tutta Italia, che hanno trattato vari aspetti psicologici, criminologici e terapeutici legati al fenomeno del suicidio in carcere.

Tra i relatori, Gaetano Marchese, psicologo, psicoterapeuta e gruppo-analista, ha parlato del tema “Il grido che si perde nella notte”, analizzando il silenzio e l’isolamento che spesso precedono il suicidio nelle carceri. Pier Pietro Brunelli, psicologo e psicoterapeuta, ha approfondito il concetto di “Il suicidio e l’anima secondo la psicologia di J. Hillman”, riflettendo sul significato psicologico dell’atto del suicidio. Paolo De Pasquali, psichiatra e criminologo, ha discusso la “Psicopatologia della vita carceraria: analisi dei fattori di rischio e prevenzione dei suicidi”, facendo luce sui fattori psichiatrici che contribuiscono al rischio di suicidio. Cinzia Mammoliti, criminologa, ha esplorato le “Sindrome di prisonizzazione e di Ganser”, concetti fondamentali per comprendere le dinamiche psicologiche che emergono all’interno del sistema penitenziario. Infine, Maurizio Montanari, psicoanalista, ha trattato “Liberi dall’altro. Il suicidio dalla cella alla divisa”, portando alla luce la connessione tra la sofferenza dei detenuti e quella degli agenti penitenziari.

Il seminario ha trattato temi delicati come le sindromi di “prisonizzazione” e di “Ganser”, la psicopatologia della vita carceraria, e le principali cause di rischio, come il distacco dalla società e dai legami familiari.

Gli interventi dei relatori hanno evidenziato che molti dei suicidi avvengono non tra i criminali incalliti, ma tra persone che hanno commesso reati minori e che, una volta privati della loro libertà, si sentono intrappolati senza vie di uscita.

“Abbiamo visto che spesso il suicidio arriva quando si è persa ogni speranza,” – ha spiegato Castellone – “I dati mostrano che a suicidarsi non sono solo i grandi criminali, ma persone che hanno commesso reati minori, spesso lontani dalla società e dai propri affetti, senza vedere altre alternative”.

Per questo, la politica, secondo la Vicepresidente del Senato, deve agire sulla prevenzione, intercettando le situazioni di rischio prima che sia troppo tardi, e trasformare le carceri da luoghi punitivi a luoghi di riabilitazione.

Il convegno ha anche sottolineato l’importanza di rafforzare i presidi psicologici all’interno degli Istituti penitenziari e di migliorare la formazione del personale, sia penitenziario che sanitario. In un momento di crescente emergenza, Castellone ha concluso il suo intervento esprimendo il proprio impegno a lavorare affinché il sistema penitenziario italiano diventi un luogo che possa veramente favorire la rieducazione e il reinserimento sociale, riducendo drasticamente il rischio di suicidi tra i detenuti.