Diabete, un anticorpo è in grado di rallentare il suo esordio

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Al Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, è stata effettuata la prima infusione di un anticorpo monoclonale su un giovane di 23 anni per prevenire il diabete. Il Teplizumab è un anticorpo che è in grado di rallentare l’inizio della malattia e secondo gli esperti sarebbe una vera e propria svolta nell’approccio.

Per Raffaella Buzzetti – Presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), “la sua capacità di ritardare in maniera significativa l’esordio della malattia segna una svolta scientifica nell’approccio preventivo. L’implementazione di campagne di screening sarà fondamentale per identificare precocemente i soggetti che potrebbero beneficiare di questo trattamento innovativo“.

“Il teplizumab – spiega la Professoressa Valentina Guarnotta, che ha promosso e seguito l’iter per ottenere l’autorizzazione – rappresenta una terapia valida e concreta in tutti quei pazienti con predisposizione all’insorgenza del diabete mellito di tipo 1, grazie alla sua capacità di ritardarne in maniera significativa l’esordio, segnando una svolta scientifica nell’approccio alla malattia. L’esecuzione di campagne di screening sarà fondamentale per l’identificazione precoce di soggetti che potrebbero beneficiare di questo farmaco”.

L’infusione della nuova terapia prevede la somministrazione intravenosa ogni giorno (tempo minimo 30 minuti) per 14 giorni consecutivi con una dose proporzionale alla superficie corporea.

Il diabete di tipo 1 rappresenta circa il 5-10% dei casi totali di diabete e tende a manifestarsi principalmente durante l’infanzia o l’adolescenza, anche se può insorgere in età adulta. Secondo un recentissimo screening condotto dal Ministero della Salute insieme all’Istituto Superiore di Sanità, lo 0,19% dei bambini italiani è risultato positivo ad almeno due anticorpi associati alla malattia, condizione che li colloca nella categoria ad alto rischio.

Individuare la patologia prima che compaiano i sintomi clinici è fondamentale per prevenire gravi episodi di chetoacidosi, che spesso rappresentano l’esordio improvviso della malattia fino a quel momento non riconosciuta. Si tratta di situazioni potenzialmente molto serie, a volte anche fatali. Un secondo obiettivo importante è quello di riuscire a rallentare la progressione del diabete una volta intercettato il rischio.

Nel novembre 2022, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato una nuova terapia destinata a pazienti con almeno due autoanticorpi diabetici e una condizione di disglicemia (alterazione del metabolismo del glucosio, nota anche come pre-diabete), con l’intento di ritardare l’insorgenza della malattia conclamata.

Da ottobre 2024, questo farmaco è accessibile anche in Italia tramite l’uso compassionevole, ovvero nei casi in cui viene ritenuto opportuno impiegarlo prima che si concludano le procedure di approvazione formale da parte degli enti regolatori: l’EMA a livello europeo e l’AIFA per quanto riguarda l’Italia.

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