La celiachia è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti intestinali in risposta al glutine, una proteina contenuta nel grano, nella segale e nell’orzo, che è presente in numerosi alimenti. Attualmente, l’unica opzione terapeutica per i pazienti celiaci è seguire una dieta rigorosamente priva di glutine, ma questa non sempre basta a prevenire danni o disagi intestinali.
In Italia, la celiachia è particolarmente diffusa, con oltre 224.000 casi diagnosticati, ma il numero reale di persone celiache è probabilmente molto più alto, poiché molte persone non sono consapevoli della propria condizione. Questo nuovo approccio terapeutico potrebbe non solo migliorare la qualità della vita dei pazienti, ma anche ridurre il carico sociale ed economico associato alla malattia, che comprende l’isolamento sociale, diete restrittive e altre problematiche.
Una nuova ricerca, condotta dal Centro Ospedaliero Universitario Vaudois, in Svizzera e recentemente pubblicata su “Science Translational Medicine“, ha rivelato un interessante approccio terapeutico per la celiachia, basato sulla manipolazione delle cellule immunitarie. Lo studio ha mostrato come una terapia cellulare mirata possa ridurre l’intolleranza al glutine, aprendo nuove possibilità per il trattamento di una malattia che affligge circa l’1% della popolazione mondiale.
I ricercatori svizzeri, guidati dal ricercatore Raphaël Porret, hanno esplorato un’innovativa terapia cellulare basata sulle cellule T, che sono parte fondamentale del sistema immunitario. In particolare, hanno sviluppato due tipi di cellule T: le cellule T effettrici, che attaccano il glutine, e le cellule T regolatrici, che sono in grado di controllare e bloccare l’attività delle cellule effettrici. L’idea era di modificare geneticamente queste cellule per impedire la risposta immunitaria al glutine.
Il team ha condotto esperimenti su topi, ingegnerizzando le cellule T regolatrici affinché potessero riconoscere il glutine e controllare la risposta delle cellule effettrici. I risultati hanno mostrato che, quando infuse nei topi, le cellule T regolatrici riuscivano a impedire alle cellule effettrici di migrare nell’intestino e causare danni, anche in presenza di glutine. Sebbene i test siano stati eseguiti su modelli animali, non completamente rappresentativi della celiachia umana, i risultati suggeriscono che questa strategia potrebbe aiutare a insegnare al sistema immunitario a tollerare il glutine.
Tuttavia, il cammino verso l’adozione clinica di questa terapia è ancora lungo. I ricercatori stimano che potrebbero volerci dai 3 ai 5 anni per testare questa terapia su esseri umani. La produzione di cellule T regolatrici e i relativi costi potrebbero rappresentare una sfida significativa. Inoltre, la terapia dovrebbe essere approvata dalle autorità sanitarie, che potrebbero essere riluttanti a sostenere un trattamento che potrebbe sembrare non necessario, dato che la dieta priva di glutine è tuttora la principale strategia terapeutica per la celiachia.
Il potenziale di questa terapia cellulare potrebbe estendersi oltre la celiachia, con applicazioni anche in altre malattie autoimmuni, come il diabete di tipo 1. Gli esperti sottolineano che la ricerca potrebbe aprire la strada a trattamenti innovativi per diverse patologie, ma rimane fondamentale proseguire con studi clinici approfonditi.
Se confermato, l’approccio terapeutico basato su cellule T regolatrici potrebbe rivoluzionare il trattamento della celiachia, dando a milioni di persone la possibilità di vivere senza le limitazioni imposte dalla dieta priva di glutine.