L’autunno italiano si prepara a essere politicamente rovente. Mentre il governo spinge sull’attuazione delle riforme, in particolare quella del premierato, le opposizioni si organizzano su due fronti cruciali: il referendum costituzionale e le imminenti elezioni regionali.
Il referendum confermativo sulla riforma del premierato potrebbe rappresentare per le forze di opposizione – dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle, passando per Azione e Verdi/Sinistra – l’occasione di misurare la propria capacità di mobilitare il consenso popolare contro il governo Meloni.
Il referendum è percepito come uno snodo strategico non solo per il destino della riforma, ma anche per ridefinire gli equilibri tra maggioranza e opposizione. Se l’elettorato dovesse bocciare la riforma, l’esecutivo subirebbe un duro colpo politico. Viceversa, una conferma popolare rafforzerebbe il governo e isolerebbe ulteriormente le forze avversarie.
Parallelamente, a maggio e giugno si voterà in importanti regioni, tra cui Piemonte, Umbria e Basilicata, territori chiave sia simbolicamente che numericamente. Le opposizioni puntano a conquistare almeno due di queste tre regioni per dimostrare che il vento può cambiare direzione anche a livello locale.
Il Partito Democratico di Elly Schlein, in particolare, scommette molto sulle regionali per consolidare la sua leadership, mentre Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle tentano di rilanciare il loro radicamento territoriale dopo mesi di difficoltà.
Secondo alcuni osservatori, una buona performance delle opposizioni alle Regionali potrebbe creare una nuova dinamica politica, riaprendo scenari di alleanze trasversali in vista delle prossime elezioni politiche nazionali.
In questo quadro, il dualismo referendum-regionali diventa il banco di prova non solo del consenso popolare ma anche della capacità delle opposizioni di trovare una strategia comune, superando divisioni e frammentazioni.