Ipotesi peacekeeping ONU in Ucraina: quattro linee di interposizione e ruolo Usa

L’ipotesi di un’operazione di peacekeeping sotto l’egida dell’Onu in Ucraina prende forma rapidamente. Il piano prevede quattro linee di interposizione con il coinvolgimento diretto dei caschi blu e il supporto strategico degli Stati Uniti. La Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha aperto alla possibilità, rendendo questa soluzione l’unica realmente percorribile a livello diplomatico.

L’iniziativa punta a creare una cornice diplomatica chiara. L’assenza di un coinvolgimento ufficiale della Nato o dell’Ue garantirebbe maggiore neutralità, condizione che potrebbe facilitare il via libera da parte di Mosca. Il sostegno di Cina, Stati Uniti, Francia e Regno Unito, in qualità di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, rafforzerebbe ulteriormente la legittimità dell’operazione.

Il piano prevede la creazione di quattro linee di difesa. La prima coinvolgerebbe i caschi blu dell’Onu, provenienti da Paesi non europei, con il compito di proteggere città, porti e infrastrutture strategiche in Ucraina. La seconda linea includerebbe le forze ucraine, posizionate dietro i caschi blu per rafforzare la difesa interna. La terza linea vedrebbe in azione i contingenti della cosiddetta “Coalizione dei volenterosi”, composta principalmente da Paesi europei. Queste truppe potrebbero operare sia all’interno dell’Ucraina sia ai confini, con compiti di sorveglianza aerea e difesa territoriale. La quarta e ultima linea, rappresentata dal backstop americano, agirebbe come garanzia di sicurezza per l’Ucraina e per gli alleati europei.

Il contingente coinvolgerebbe circa 20.000 militari, diecimila in meno rispetto alle stime iniziali di Londra e Parigi. La difesa aerea rappresenta uno dei punti chiave del piano, con l’obiettivo di proteggere lo spazio aereo ucraino e garantire la sicurezza della navigazione nel Mar Nero attraverso una task force dedicata. Le cancellerie occidentali stanno valutando ogni dettaglio, inclusa la definizione terminologica. Negli ultimi colloqui diplomatici, infatti, si è passati dal concetto di “garanzie di sicurezza” (security guarantees) a quello di “dispositivi di sicurezza” (security arrangements). Questo cambio di prospettiva mira a definire un quadro operativo più flessibile e adatto alle condizioni sul campo.