Il punto sugli sfollati da Gaza

Sfollati nella Striscia di Gaza

Più il tempo passa e tutto ciò sta accadendo concorre alla distruzione del sogno e del progetto diplomatico dei due Stati Israele e della Palestina, auspicato da molti Paesi della comunità internazionale, compresa l’Italia.

In questo momento, un autentico fiume di persone, oltre 376.000 sono gli sfollati palestinesi che si stanno dirigendo verso il nord della Struscia di Gaza per riprendere in qualche modo possesso dei propri territori, delle proprie case, delle proprie attività lavorative, mentre le immagini di distruzione che ci vengono fornite dai media di tutto il mondo, mostrano la triste realtà di un grigio deserto di ammassi di calcinacci, detriti e di edifici completamente collassati a causa della violenza dei bombardamenti.

I palestinesi fuggiti dal Nord ripercorrono a piedi, per oltre 50 km, la strada che li riporta verso i propri territori: un percorso lungo da effettuare con le proprie gambe,perché non dispongono piu di autovetture e purtroppo una volta giunti nei loro luoghi di residenza, davanti a loro e si apre il tragico spettacolo diun ammasso di macerie, sotto le quali probabilmente ancora si trovano i corpi senza vita di parenti amici, e nient’altro.

Tutti gli edifici sono stati puntualmente bombardati e distrutti, tutti i servizi pubblici sono praticamente inesistenti, manca l’energia elettrica e l’acqua e il cibo sono è contingentati.

Attualmente anche più di 300 camion pieni di aiuti umanitari, sono partiti dall’Egitto, diretti verso il Nord di Gaza.

Tuttavia, nonostante lo scenario devastante di distruzione e di morte, gli sfollati palestinesi affermano di non volere espatriare dai propri territori, seppure temporaneamente, giusto per il tempo di ricostruire, perché affermano di non volere essere deportati in massa nei Paesi confinanti. Questi ultimi, peraltro, hanno espresso il loro disappunto nell’accoglierli, anche per motivi legati all’incapacità di poter gestire un’emergenza umanitariadi tali proporzioni.

Donald Trump asserisce, invece, che i profughi palestinesi devono essere ospitati nei Paesi limitrofi, per poter dare il via alla ricostruzione che, forse, non a caso è affidata prevalentemente a suo genero che ha costituito una società immobiliare di costruzioni Con un’impresa dell’Arabia Saudita. 

L’impressione che si ha è che, comunque, la tregua concordata  stia tenendo solo perché legata allo scambio degli ostaggi che riguarda la prima fase dell’accordo. Ma, certamente,  riesce difficile immaginare che si riesca ad arrivare alla pace definitiva fra i due popoli  con la creazione di due  Stati indipendenti, come più volte sollecitato peraltro anche dal Governo italiano che, come la stessa Unione Europea, no ha e non gioca alcun ruolo determinante e decisivo in questa trattativa.

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