Il barbaro attacco russo alla città di Sumy

L’attacco russo a Sumy, secondo quanto ha riportato l’Intelligence di Kiev, è stato lanciato dalle regioni di Voronezh e Kursk con due missili Iskander, che ieri hanno colpito, intorno alle dieci del mattino, la zona dell’Università della città nel nord-est dell’Ucraina.

Il primo missile ha colpito un Centro congressi dell’ateneo, mentre il secondo ha preso in pieno un filobus a circa 200 metri di distanza. I danni hanno interessato non meno di 20 edifici, tra cui 4 istituti scolastici, vari negozi e automobili.

Sumy è una delle principali città del nord dell’Ucraina e dista solo 40 chilometri dal confine con la Russia. In questi tre anni di guerra è stata bersaglio di raid, ma finora era stata risparmiata dai combattimenti che infuriano a sud, soprattutto nel Donbass. Da settimane, tuttavia, Kiev avverte che Putin ha in mente di lanciare un’offensiva anche nel nord per creare una zona cuscinetto a protezione del vicino Kursk, ancora in parte occupato dalle truppe ucraine. 

Le gravi e pesanti dimensioni dell’attacco di ieri mattina si ricavano dal numero delle vittime civili: almeno 34 i morti, tra cui 2 bambini, e oltre 120 i feriti, tra cui una quindicina di minori.

I giornalisti accorsi sul posto hanno visto i corpi coperti da lenzuola argentate disseminati nel centro della città con i soccorritori impegnati a scavare tra le macerie di un edificio e a trasportare i feriti negli ospedali.

Dall’Occidente è arrivata una condanna unanime per la Russia. Anche Trump, finora dialogante con Cremlino, non ha potuto fare a meno di commentare che – “questa volta è stato superato il limite della decenza“. Proprio pochi giorni fa l’inviato statunitense Steve Witkoff aveva incontrato Vladimir Putin a Mosca per provare a strappargli il sì almeno per una tregua parziale