La Cina e il Presidente Xi Jinping si preparano ad affrontare l’imprevedibilità di Donald Trump nella versione 2.0 alla Casa Bianca, con preoccupazioni per l’introduzione di dazi che potrebbero arrivare fino al 60% sul made in China. Tuttavia, tra le sfide economiche e diplomatiche, Xi non ha perso di vista l’importanza di un dialogo con il tycoon, che sembra continuare a vedere la Cina come un interlocutore privilegiato.
Pechino ha risposto alla situazione con una mossa simbolica: il Vice Presidente cinese Han Zheng è stato inviato a Washington per rappresentare Xi all’insediamento di Trump, segnando un segno di riconoscimento delle complesse dinamiche bilaterali. Pur per motivi di immagine interna, Xi non ha accettato l’invito ufficiale del presidente americano a partecipare personalmente alla cerimonia, ma ha visto nella mossa un riconoscimento del suo ruolo come avversario e interlocutore chiave, piuttosto che come un nemico assoluto. Questo messaggio è diventato ancora più chiaro dopo la telefonata tra i due leader di venerdì scorso, quando Trump ha scritto su Truth Social: “Il presidente Xi e io faremo tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro!”. La risposta cinese sui social è stata semplice e diretta: “Solo noi due”. Un possibile G2, esteso alle questioni internazionali? Prematuro, ma la suggestione è forte, tanto che il Wall Street Journal ha citato nei giorni scorsi l’ipotesi di una visita di Trump a Pechino nei suoi primi 100 giorni di mandato.
Nel frattempo, Han Zheng ha avuto un incontro importante con il Vicepresidente eletto JD Vance, durante il quale ha sottolineato che “gli interessi comuni e lo spazio per la cooperazione bilaterale sono enormi”. Han ha anche incontrato Elon Musk, figura centrale della nuova amministrazione americana, assicurandosi promesse di investimenti in Cina, una mossa che sottolinea il potenziale di cooperazione tra le due potenze. Xi, da parte sua, ha elencato a Trump i punti cruciali per la Cina: la necessità di una convivenza pacifica, la questione di Taiwan, il nodo commerciale e la minaccia dei dazi americani, senza dimenticare lo scontro tecnologico. Quest’ultimo rappresenta un fronte caldo per la Cina, che sta affrontando gravi difficoltà economiche. Il caso TikTok, ad esempio, sta diventando un banco di prova per la cooperazione tra i due Paesi. La popolare app della cinese ByteDance ha resistito al bando previsto per il 19 gennaio, grazie all’intervento di Trump, che ha proposto una soluzione per assicurare il 50% di proprietà statunitense dell’app. Questo ha rappresentato una possibile apertura in un negoziato che, seppur complesso, segna una potenziale via di dialogo tra le due superpotenze. Il China Daily ha commentato la situazione, sottolineando che “il caso TikTok mette alla prova la serietà degli Stati Uniti nel voler cooperare”. Il processo decisionale aziendale indipendente è stato citato come un passo importante da parte della Cina, che spera in una soluzione pragmatica per evitare un ulteriore inasprimento delle tensioni tra i due Paesi.