La riforma costituzionale del 1999 sull’elezione diretta del Presidente della Regione ha configurato la legislazione elettorale regionale come una “materia concorrente“, dove lo Stato stabilisce i principi e le Regioni vi aggiungono i dettagli. Tuttavia, nel 2004, quando venne approvata la legge sui principi di questa materia, fu deciso di adottare la normativa che regolava l’elezione diretta del sindaco, con il tetto dei due mandati.
Così, il “principio secco” venne introdotto: il limite ai mandati, che vieta il terzo mandato consecutivo, divenne subito “auto-applicativo” e quindi valido dal 2004 per tutte le Regioni ordinarie con elezione diretta, visto che nessuna ha optato per una deroga. Questo principio è stato considerato talmente valido che è stato incluso anche nella proposta di riforma del Premierato. Tuttavia, la situazione attuale vede un tentativo di aggirare questa regola.
Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, desidera ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo e ha proposto una nuova normativa regionale che stabilisce che il conteggio dei mandati inizi solo con il recepimento della legge, ossia da ora. Ma questa interpretazione non convince molti esperti di diritto costituzionale. Secondo loro, il principio, essendo “secco“, è entrato in vigore immediatamente nel 2004 e non necessita di un recepimento formale, rendendo impossibile una candidatura per un terzo mandato consecutivo. Questo tentativo di aggiramento, sostengono i costituzionalisti, avrebbe avuto senso solo se la legge fosse stata formulata in modo generico, ma così non è stato.
Il Governo, dunque, ha presentato ricorso contro la legge regionale della Campania, confidando in una sentenza favorevole della Corte Costituzionale. Ma la speranza di De Luca e di altri governatori, come Luca Zaia, di ottenere una sentenza che annulli il divieto, appare incerta. Se i due dovessero decidere di candidarsi autonomamente, presentandosi con liste diverse da quelle dei partiti di appartenenza, il divieto rimarrebbe comunque in vigore, poiché la legge riguarda la persona e non il partito.