Lo scontro tra il Presidente americano Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale alla Casa Bianca continua a infiammare il dibattito politico anche in Italia dove si susseguono le reazioni.
Matteo Salvini, ieri è tornato a parlare di Ucraina. “Dopo tre anni di guerra e centinaia di migliaia di morti, è giunta l’ora della Pace – ha scritto su X il leader della Lega – E se a Bruxelles qualcuno ancora usa toni bellici, come quasi tutti i ‘giornalisti’ italiani (con poche valorose eccezioni), l’Italia ha il diritto e il dovere di lavorare, insieme agli Stati Uniti e a tutti quelli che con tenacia e coraggio cercano di evitare una Terza Guerra Mondiale, per restituire ai nostri figli un futuro di pace e prosperità“.
“Dobbiamo cercare di mantenere la calma, essere molto attenti e responsabili – ha detto Raffaele Nevi, Portavoce nazionale di Forza Italia, ospite ad Agorà Weekend – “Ognuno esprime le sue posizioni, Matteo Salvini ad esempio, lo sappiamo bene, da tempo è molto affascinato dal Presidente Trump, ma al di là di tutto, noi dobbiamo costruire le condizioni affinché quello che sta accadendo non sfoci in una nuova tensione tra Europa e Stati Uniti”.
“Dobbiamo cercare di ritrovare le ragioni dello stare insieme e fare in modo di sostenere Zelensky e al tempo stesso dialogare anche con Putin per arrivare alla pace – ha detto Nevi che ha continuato – “Non è affatto facile, ma ci dobbiamo provare e questo è ruolo dell’Italia se vuole veramente essere un Paese proattivo, altrimenti ci mettiamo da una parte e tifiamo o per Trump o per Zelensky. Le tifoserie non vanno mai bene in questa situazione, noi dobbiamo essere quelli che provano a far superare l’impasse nella quale l’Occidente evidentemente si trova in questo momento”.
“Ieri non c’è stato un capolavoro di diplomazia, è sotto gli occhi di tutti” – afferma il Ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, nel suo intervento al Forum in Masseria a Saturnia – “Il che è strano perché in genere gli accordi vengono preparati in modo più accurato e non si determinano queste situazioni. Penso che sotto il profilo politico quell’accordo sulle terre rare avrebbe garantito all’Ucraina più protezione da parte degli Stati Uniti di quanto si possa pensare, perché c’è un interesse comune sulle terre rare. Parliamo di un accordo da 500 miliardi non di qualche euro.
“Mi auguro – conclude Foti – che questa vicenda possa essere recuperata, anche perché è chiaro che ad oggi vi è una sostanziale fetta di quelle materie in mano alla Cina, che poi rischia di determinare le scelte di gran parte del mondo produttivo”.