L’Italia segna nuovi record sull’occupazione con oltre 24,2 milioni di persone al lavoro e un tasso di occupazione salito al 62,8%. I dati Istat di gennaio 2025 confermano una continua crescita del mercato del lavoro, nonostante le incertezze del quadro macroeconomico. A fare da traino sono soprattutto i dipendenti stabili, ma anche il numero di disoccupati e inattivi è in calo, con il tasso di disoccupazione sceso al 6,3% e quello di inattività al 32,9%.
Il governo, con la Premier Giorgia Meloni in prima linea, ha accolto con soddisfazione questi risultati, che vengono visti come il frutto delle politiche messe in campo, sebbene Meloni stessa abbia sottolineato che non bisogna accontentarsi: “Sappiamo che possiamo e dobbiamo fare ancora di più.” Nonostante l’ottimo andamento generale, restano comunque criticità da affrontare, tra cui l’occupazione femminile e la disparità di crescita tra uomini e donne. Le donne, infatti, pur vedendo un incremento occupazionale, sono ancora lontane dal raggiungere la stessa cifra degli uomini, che a gennaio hanno superato i 14 milioni di occupati.
A fare i conti con i risultati positivi è anche Marina Calderone, Ministra del Lavoro, che ha sottolineato come la riduzione della disoccupazione di oltre il 10% e la diminuzione degli inattivi (-1,3%) siano segnali tangibili del successo delle politiche attive, in contrasto con le politiche passive di mero assistenzialismo. “Il nostro obiettivo è continuare su questa strada, rafforzando la crescita e la competitività dell’Italia,” ha affermato Calderone, sottolineando l’importanza di portare avanti le politiche di attivazione del lavoro.
Confcommercio ha commentato positivamente la crescita, definendola “significativa”, ma ha anche evidenziato come alcuni elementi di fragilità economica rimangano, come il basso tasso di occupazione femminile. La UIL, attraverso la segretaria confederale Ivana Veronese, ha ricordato che “Il nostro Paese resta ultimo in Europa per tasso di occupazione femminile,” sottolineando come le politiche di conciliazione tra vita privata e lavoro siano ancora insufficienti. Una posizione condivisa anche dalla Cisl, che vede nell’aumento dei contratti a tempo indeterminato un segnale positivo, ma insiste sulla necessità di intervenire anche sulla stabilità lavorativa e sul potere d’acquisto.
Anche l’UGL, con il segretario generale Paolo Capone, ha posto l’accento sull’importanza delle politiche attive per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro. Secondo Capone, “le politiche attive sono la chiave per risolvere il mismatch tra le competenze richieste e quelle disponibili nel mercato del lavoro.”