ISTAT: “Dazi USA aumentano incertezza e rischio rialzo prezzi”

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I dazi imposti dal Presidente americano Donald Trump aumentano l’incertezza sul futuro dell’economia, con il rischio di un rialzo dei prezzi finali dei beni. Lo ha detto ieri, in audizione sul Documento di Finanza pubblica, davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato a Palazzo Madama, Stefano Menghinello, Direttore del Dipartimento per le statistiche economiche, ambientali e conti nazionali dell’Istat.

Nelle ultime settimane – ha dichiarato – l’introduzione da parte della Amministrazione statunitense di nuove misure protezionistiche di politica commerciale, applicate e poi ridotte per un periodo di circa tre mesi, ha aumentato notevolmente l’incertezza riguardo l’evoluzione del quadro macroeconomico, già provato dalle tensioni geo-politiche, e aggravato i rischi di una forte flessione degli scambi internazionali; l’aumento dei costi commerciali potrebbe inoltre ripercuotersi sui prezzi dei beni finali, tramite le catene di fornitura internazionali,  esercitando nuove pressioni al rialzo sull’inflazione in molti paesi e ritardando il processo di normalizzazione della politica monetaria” – ha spiegato.

Incertezza, dazi al 20%, apprezzamento dell’euro e calo della domanda globale impatterebbero sul Pil per 0,2 punti percentuali in meno nel 2025 e 0,3 punti percentuali in meno nel 2026, quanto emerge intanto da una simulazione degli scenari macro economici indicata dall’Istat in un focus del testo dell’audizione sul Dfp.

Ipotizzando che l’indicatore del livello dell’incertezza rimanga per tutto il biennio di previsione sui valori medi dei primi tre mesi del 2025; che il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro si apprezzi, rispetto allo scenario base, del 3% nel 2025 mentre torni alla baseline nel 2026; i dazi alle importazioni negli Stati Uniti (ipotizzati per semplicità con una aliquota del 20% per tutti i beni) si traslino completamente sul prezzo dei beni finali manifatturieri esportati (ovvero un pass-through completo da parte degli esportatori italiani); il commercio mondiale si riduca, rispetto allo scenario base, di circa mezzo punto percentuale nel 2025 e di un punto nel 2026 – “la crescita del Pil italiano sarebbe più contenuta per 2 decimi di punto nel 2025 e di tre decimi nel 2026” – si legge nel documento.

L’economia italiana, tutto sommato, continua a segnare segnali positivi, anche se la crescita è debole – ha spiegato Menghinello.

Le informazioni relative ai primi mesi dell’anno in corso – continua Menghinello – evidenziano segnali contrastanti tra i settori, mentre le indagini sul clima di fiducia di imprese e consumatori scontano il forte clima di incertezza. Le  indicazioni sull’andamento del Pil del primo trimestre dell’anno in corso giungeranno dalla stima preliminare che l’Istat diffonderà a fine mese, il prossimo 30 aprile” – ha sottolineato e ha aggiunto – “Negli ultimi tre mesi del 2024, il Pil è risultato in lieve crescita (+0,1%), dopo la variazione nulla del trimestre precedente. Stante la lieve ripresa di fine d’anno, la variazione acquisita del Pil per il 2025 risulta pari allo 0,1%

Ha poi proseguito – “Il quadro macroeconomico descritto dal Dfp è soggetto ad ampi margini di incertezza connessi soprattutto all’evoluzione delle tensioni commerciali e geo-politiche; il quadro di finanza pubblica appare invece più consolidato, sebbene anch’esso condizionato dall’incertezza sulle prospettive di crescita. Per l’Italia, a ogni modo, resta importante l’impegno nell’attuazione del programma di investimenti e riforme previsto dal Pnrr. anche al fine di conseguire e rafforzare gli obiettivi di crescita programmati“.

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