La Cina resta in deflazione a marzo per il secondo mese di fila, rendendo ostacolando la volontà del Presidente Xi Jinping di rilanciare la domanda interna, in un contesto complesso e difficile come quello innescato dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti.
I prezzi al consumo hanno registrato un calo annuo dello 0,1% (da -0,7% di febbraio), mancando le previsioni degli analisti che, viceversa, prevedevano un un rialzo dello 0,1%.
Su base mensile, la frenata è stata dello 0,40% (da -0,20%), in base ai dati diffusi dall’Ufficio Nazionale di statistica.
E’ peggiorato seppure di poco il trend dei prezzi alla produzione, scesi da novembre 2024: -2,5% contro le previsioni di -2,3% e al dato di -2,2% di febbraio.
In Giappone la pausa di 90 giorni ai dazi reciproci annunciata dall’Amministrazione Trump ha fatto scattare un piano di riacquisto dopo che l’indice di riferimento Nikkei è sceso ai minimi di un anno e mezzo a inizio settimana.
La Borsa di Tokyo ha aperto la seduta in netto aumento ampliando i guadagni prima della pausa di metà mattinata con un progresso di oltre l’8%, raggiungendo quota 34,375, e un guadagno di oltre 2.600 punti.
Sul mercato valutario lo yen torna a perdere terreno sul dollaro, dando nuovamente slancio al settore dell’export, a quota 147,40, e anche sull’euro a 161,50.
A spingere sugli acquisti sono stati soprattutto il settore bancario, la tecnologia, e i titoli che dipendono dalla sostenibilità delle esportazioni, grazie alla svalutazione dello yen al cambio col dollaro, a quota 149,90.
Rimbalzo della Borsa di Taiwan con il Taiex, che ha perduto più del 10% nelle ultime sedute, e che ha segnato un balzo del 9,2%, a 18.982,55 punti nelle battute iniziali.
Il gigante dei semiconduttori Tsmc e balzato del 10% e Foxconn, il più grande assemblatore di prodotti di elettronica al mondo inclusi gli iPhone, è salito del 9,8%.