Differenze tra la legge italiana e quella americana: il caso Abedini e l’assenza di prove

Milano – CORTE D’APPELLO

Dopo un’intensa attività diplomatica con gli Stati Uniti, l’Italia ha risolto politicamente il caso Abedini, l’ingegnere iraniano bloccato in Italia il 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti, grazie a una chiave tecnico-giuridica. Abedini è stato scarcerato e ha fatto ritorno in Iran grazie alla richiesta del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha esercitato una facoltà prevista dall’articolo 718 del codice di procedura penale. Nordio ha depositato alla Corte d’Appello di Milano la revoca della custodia cautelare, una richiesta corredata da motivazioni precise.

I tre capi d’accusa presentati dagli Stati Uniti, che chiedevano il trasferimento di Abedini, sono stati esaminati sotto il profilo giuridico. In primo luogo, una delle accuse, quella di “associazione a delinquere per violazione dell’International Emergency Economic Powers Act”, non è contemplata nell’ordinamento penale italiano, e dunque non può dar luogo all’estradizione. Secondo l’articolo 2 del trattato di estradizione tra Italia e Stati Uniti, l’estradizione è possibile solo per reati punibili secondo le leggi di entrambi i paesi, una condizione che, nel caso specifico, non si è verificata.

Restano altre due accuse, ma per entrambe non sono emerse prove sufficienti. In particolare, le accuse di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale a un’organizzazione terroristica con conseguente morte” e “fornitura di sostegno materiale ad un’organizzazione terroristica straniera” non sono supportate da elementi concreti. Il Ministero ha sottolineato che – “sebbene Abedini sia stato coinvolto in attività di produzione e commercio di strumenti tecnologici, non vi è certezza che tali attività avessero applicazioni militari esclusive“.

Questo caso non è il primo in cui un Ministro italiano interviene per bloccare un’estradizione. Un precedente simile si è verificato il 18 dicembre, quando Hervé Falciani, arrestato a Milano il 7 dicembre su mandato di arresto internazionale emesso dalla Svizzera, è stato rilasciato. Falciani, noto per essere il whistleblower sui dati bancari della HSBC, aveva una condanna pendente in Svizzera per spionaggio economico. Anche in quel caso, la Corte d’Appello di Milano ha recepito una nota del ministero della Giustizia, liberando Falciani da qualsiasi misura cautelare.

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