Al prossimo Forum economico finanziario di Davos in gioco c’è l’equilibrio mondiale che il nuovo Presidente della Casa Bianca promette di cambiare radicalmente. Un vero e proprio “Deep impact” le cui conseguenze si sono manifestate già con i primi cento decreti esecutivi ordinati da Trump, che mostrano inequivocabilmente un cambio di passo che può modificare, fino a sovvertirlo, il paradigma entro il quale si è mossa la finanza mondiale.
Quello che resta della globalizzazione e degli schemi che si sono consolidati nel tempo, sarà oggetto di un dibattito che riguarderà gli interessi dei grandi poteri finanziari.
L’obiettivo dichiarato da Trump di voler cambiare il mondo si può comprendere a partire dal ruolo che si vogliono ritagliare gli Stati Uniti: un Paese che Trump vede “forte, ricco, sicuro, in crescita e in espansione territoriale, e che nessuno potrà fermare“.
Ci si vuole arrivare dallo stato di emergenza al confine sud col Messico, per espellere più rapidamente i migranti senza documenti, alle nuove trivellazioni di petrolio e gas naturale, all’eliminazione degli incentivi per le auto elettriche e al ritiro dagli accordi di Parigi sul clima e in così ecco che il mantra dell’America first può avere un importante significato economico.
“Metterò sempre l’America prima, in ogni secondo della mia Amministrazione. La nostra sovranità, la nostra sicurezza saranno ristabilite”.
La prima, immediata, trasposizione del concetto, porta dapprima al rapporto con la Cina e a tutte le conseguenze che ne possono derivare, e subito dopo ai dazi che riguarderanno inevitabilmente l’Europa: “li imporremo sui Paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini”.
Basta pensare al ruolo delle grandi banche e delle grandi corporation in un contesto che potrebbe sfociare in una durissima guerra commerciale su scala mondiale per far alzare il livello dell’attenzione in un forum di alto livello come è quello di Davos.
La fotografia dei miliardari schierati all’Inauguration day racconta una concentrazione di denaro e potere mai vista prima e soprattutto in queste proporzioni e con questa adesione identitaria (vale più per Musk che per gli altri) a sostegno di un Presidente degli Stati Uniti.
Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg e gli altri non sono solo un patrimonio degli Stati Uniti, perché sono anche i principali attori dell’economia globale e come tali possono sostenere Trump fino a un certo punto che deve coincidere con la tutela dei propri interessi. Questo spiega e probabilmente spiegherà in futuro che fino a quando ne trarranno vantaggio elargiranno fondi e consenso, ma superata quella soglia, esigeranno il pagamento delle ‘cambiali‘ che il Presidente degli Stati Uniti sta firmando.
Nel film “Deep impact” si narrano le vicende, frutto della fantasia creativa dell’autore, che precedono lo schianto di una cometa sul pianeta Terra. Speriamo che invece che nella realtà non si sia costretti ad assistere a un “Deep impact” globale, economico, politico e istituzionale e del quale potremmo subirne le drastiche conseguenze, soprattutto noi comuni mortali.