L’Unione europea alza la voce contro i dazi di Donald Trump, ma tiene aperta la porta al dialogo. È questa la linea emersa dalla prima riunione dei Ministri dei 27 a Lussemburgo: un’Europa insolitamente compatta, che rilancia l’offerta di tariffe zero sui beni industriali e intanto dà il via libera all’attivazione dei controdazi europei a partire dal 15 aprile, con una seconda tranche fissata per il 15 maggio.
Il Consiglio Ue Commercio ha approvato politicamente la lista delle tariffe decisa dalla Commissione, come risposta alle misure statunitensi su acciaio e alluminio. Le nuove tariffe europee colpiranno settori strategici e saranno accompagnate da una sorveglianza rafforzata delle importazioni per contenere gli effetti collaterali della guerra commerciale.
La Presidente Ursula von der Leyen ha rilanciato la proposta di azzerare reciprocamente le tariffe sui beni industriali, tra cui auto, farmaceutica, chimica, plastica, gomma e macchinari. Un’offerta già formalizzata da settimane, ma finora ignorata da Washington. Se accettata, aprirebbe la strada a un nuovo trattato di libero scambio, in stile TTIP, oggi tornato d’attualità. “L’Europa è sempre pronta a fare un buon affare”, ha spiegato von der Leyen.
Il Commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, ha ribadito che “non si vedono segnali reali di volontà americana a trattare”, ma ha sottolineato che Bruxelles è pronta a un’intesa “fino all’ultimo minuto utile”. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha tentato di posticipare l’attivazione dei dazi, ma la Commissione ha confermato che “un rinvio non è possibile”.
Le reazioni dei governi sono significative. Francia e Germania si preparano a guidare una linea più dura: Robert Habeck, Ministro tedesco dell’Economia, ha definito “ridicola” la proposta di Elon Musk sui dazi zero, invitandolo a rivolgersi direttamente a Trump. La Francia, per bocca del rappresentante Laurent Saint-Martin, non esclude “risposte aggressive”. Berlino e Parigi vorrebbero attivare anche il meccanismo anti-coercizione e nuove regole contro le Big Tech americane. Ma su questi strumenti, l’Italia frena: “In questa fase preferiamo negoziare”, ha chiarito ancora Sefcovic, ringraziando Tajani per il sostegno dell’Italia alla Commissione.