Bologna, corteo “pro Europa” con interventi di Prodi e Serra

Matteo Lepore – Sindaco di Bologna

A Bologna ‘Una piazza per l’Europa‘, la manifestazione di ieri 6 aprile organizzata da Matteo Lepore, Sindaco di Bologna, e Sara Funaro, Sindaco di Firenze, ha preso il via con l’Inno alla Gioia. A seguire c’è stato l’intervento dell’ex Premier Romano Prodi.

Abbiamo bisogno dell’Europa per questo sono con voi. Il mondo sta cambiando e anche quella che veniva definita la più grande democrazia del pianeta non è più democrazia. Solo noi europei abbiamo il senso, difficile ma forte, della democrazia. Adesso però dobbiamo aver fretta perché il mondo cambia così velocemente e noi andiamo adagio. Noi abbiamo quasi il senso della stanchezza” – ha detto in un video collegamento l’ex Presidente del Consiglio e della Commissione europea.

Lo spirito di Ventotene – ha aggiunto Prodi – non è quello della stanchezza, ma quello di capire il futuro, andare avanti anche nei momenti difficilissimi. Pensate nel ’41 cos’era l’Italia e quali novità c’erano nella testa di chi ha scritto il manifesto. Ecco, oggi cerchiamo anche noi di capire il futuro e correre verso il futuro, perché c’è fretta e non c’è più tempo“.

Dal palco, tra gli interventi, quello del giornalista e scrittore Michele Serra, ideatore di ‘Una piazza per l’Europa. Non avevamo mai parlato tanto di Europa come negli ultimi mesi, ma ci siamo stati costretti. Siamo stati costretti a ripensare a noi stessi. Nel momento in cui l’America parla come il padrone parla ai servi, e la Russia parla e agisce come un impero reazionario, ostile ai diritti umani, alla democrazia e alla pace, gli europei si domandano chi sono e cosa devono fare” – ha detto Serra.

Sappiamo quello che abbiamo, ma anche quello che non abbiamo e siamo qui per entrambe le cose – ha aggiunto – Abbiamo alle spalle un’idea fondativa solidale e pacifica, nata dai nostri stessi torti e dalla nostra lunga storia di sangue, l’imperialismo e il nazionalismo, e la guerra come attitudine. Dalla cognizione del male commesso – ha spiegato – dentro l’ecatombe della seconda guerra mondiale, è nata una nuova Europa Unita, rifondata quasi da zero a partire dal ripudio del nazionalismo. L’Europa Unita come è stata pensata dai padri fondatori è già in sé un antidoto all’Europa precedente, quella delle nazioni e della guerra“.

Il sogno dell’Europa unita fu l’invocazione degli scampati, la ribellione dei giusti, la prosecuzione ideale dell’antifascismo vittorioso. E’ l’Europa – ha aggiunto – che scava sotto le macerie per trovare le radici comuni che sono tutte quante sovranazionali: la cultura classica, il Medioevo e il monachesimo, nell’era moderna l’illuminismo, il liberalismo e il socialismo, tutte culture che dell’idea gretta e limitata di nazione non sanno che farsene“, ha detto ancora Serra.

Siamo qui – ha scandito – ed eravamo a Roma il 15 marzo, per dire soprattutto quello che non abbiamo” in Europa. Non abbiamo una casa europea che assomigli per davvero a quanto sta scritto nel manifesto di Ventotene e nella carta di Nizza. Non abbiamo un potere Esecutivo comune, una politica estera comune, una politica economica comune, una difesa comune – ha concluso – che è il contrario esatto del riarmo, nazione per nazione, chiesto da von der Leyen” – queste le parole conclusive di Michele Serra dal palco, tra gli applausi della folla.

Tensioni si sono registrate, però, tra le forze di Polizia e i giovani dei Centri sociali durante il corteo di contromanifestazione per dire no al riarmo organizzato da Potere al popolo, con lo striscione ‘Non un euro per la loro guerra’.

I manifestanti hanno provato a forzare il cordone delle forze dell’ordine per raggiungere Piazza Maggiore, dove si teneva in contemporanea la manifestazione pro Europa voluta dai Sindaci di Bologna e Firenze. Durante il corteo si sono levati fischi contro la piazza dei Sindaci e alcuni militanti hanno dato fuoco a una bandiera dell’Europa. ”Una bandiera che non ci rappresenta – si scandiva dal megafono – simbolo di chi oggi spende i nostri soldi per il riarmo europeo e per la guerra”.

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