“Wetlands for our common future” (Proteggere le zone umide per il nostro futuro comune) è il tema scelto per il 2025 della World Wetlands Day – WWD – ovvero la Giornata Mondiale delle Zone Umide, di cui fanno parte paludi, acquitrini, torbiere e specchi d’acqua. Tra gli obiettivi posti per questa giornata: riconoscerne il valore, ripristinare le zone umide e amarle considerando anche il loro ruolo fondamentale a difesa della biodiversità per un futuro sostenibile.
Quest’anno, la giornata assume un significato particolare, poiché il tema coincide con quello della COP15, ovvero la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che si terrà dal 23 al 31 luglio 2025 a Victoria Falls, Zimbabwe. La conferenza vedrà la partecipazione di delegati governativi per affrontare tematiche legate alla protezione e alla gestione sostenibile delle zone umide.
Come ha sottolineato Musonda Mumba, Segretario Generale della Convenzione sulle Zone Umide: “La vita prospera nelle zone umide e la vita umana dipende da esse. Questi ecosistemi ospitano specie minacciate e piante endemiche, oltre a offrire acqua pulita e cibo. Le zone umide proteggono dai disastri naturali mitigando tempeste, inondazioni e siccità”.
L’obiettivo di questo evento così significativo è quello di riconoscere l’importanza delle zone umide, tutelarle, recuperare quelle compromesse e apprezzarle per le loro straordinarie caratteristiche e il ruolo cruciale che ricoprono nel clima e nella nostra stessa esistenza. Pensate che oltre un miliardo di persone nel mondo dipendono da queste aree per la propria sopravvivenza. Le zone umide stanno sparendo a una velocità tre volte superiore a quella delle foreste; dal 1970 ad oggi, è stato perso più del 35% di esse, e il fenomeno sta accelerando. Per proteggere il nostro Pianeta è essenziale fermare questa tendenza prendendo decisioni responsabili che coinvolgano i Governi, le comunità locali e i singoli cittadini.
Si ricorda che quest’anno la Convenzione sulle Zone Umide, denominata Ramsar, compie il suo 54° anno. La convenzione è stata firmata il 2 febbraio 1971. Si tratta del primo atto che contempla un impegno mondiale per proteggere questi ecosistemi. Fino ad oggi è stata sottoscritta da 172 Paesi e riconosce 2.400 siti Ramsar in tutto il mondo, che coprono una superficie di oltre 2,5 milioni di chilometri quadrati. Dal 2021 la Giornata mondiale delle Zone Umide è stata ufficialmente riconosciuta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nel 2015, nell’ambito dell’obiettivo 6 dello Sviluppo Sostenibile, tutti i paesi si sono impegnati a proteggerle e ripristinarle entro il 2030.
In Italia, sono presenti 57 siti riconosciuti come zone Ramsar. Pertanto sappiamo che le zone umide coprono oltre 2,5 milioni di chilometri quadrati, un’area più ampia di quella del Messico. Questi ecosistemi sono altamente vulnerabili: negli ultimi cinquant’anni, la Terra ha perso il 35% delle sue zone umide. Sebbene ricoprano solo circa il 6% della superficie terrestre, ospitano o sono cruciali per il 40% di tutte le specie animali e vegetali, che vi vivono o vi si riproducono.
Le zone umide svolgono un ruolo imprescindibile per la salute del Pianeta, inserendosi in un sistema naturale essenziale per la nostra sopravvivenza. Sono una fonte preziosa di acqua dolce e di cibo, oltre a fungere da spugne naturali per il carbonio. Queste aree sono, quindi, fondamentali per la conservazione della biodiversità.
L’innalzamento del livello del mare, provocato a causa della crisi climatica, entro la fine del secolo potrebbe portare, a seconda della gravità della situazione, alla scomparsa di alcune zone umide che varia tra il 20% e il 90%. Queste aree sono capaci di immagazzinare carbonio a una velocità fino a 55 volte superiore a quella delle foreste pluviali tropicali.