Nel cuore della regione di Pilbara, in Australia occidentale, vicino alla città di Marble Bar, è stato recentemente scoperto il cratere da impatto più antico del nostro pianeta. La sua origine risale a circa 3,47 miliardi di anni fa, molto prima rispetto al cratere più vecchio precedentemente conosciuto, Yarrabubba, che si trova anche questo in Australia. I ricercatori hanno pubblicato i dettagli della scoperta sulla rivista “Nature Communications”.
Il cratere, che ha un diametro di oltre 100 chilometri, sarebbe stato creato dall’impatto di un meteorite che viaggiava a 36.000 chilometri orari. La Terra all’epoca era quasi interamente coperta dall’acqua. La scoperta non è stata casuale: gli scienziati avevano iniziato a esplorare l’area grazie a simulazioni e modelli teorici che suggerivano la presenza di un cratere meteoritico proprio lì.
Le rocce più antiche conosciute risalgono a circa 3 miliardi di anni fa, e si trovano principalmente nelle profondità dei continenti. Gli scienziati hanno teorizzato per lungo tempo due spiegazioni principali sulla loro formazione: alcuni ritenevano che queste rocce fossero nate sopra i pennacchi caldi risalenti dal nucleo metallico fuso del pianeta a causa di moti convettivi, altri invece che fossero il risultato di processi di natura tettonica. Entrambe le teorie si riferivano al raffreddamento del pianeta. Secondo Chris Kirkland – ricercatore presso l’Università Curtin, esiste ora una terza nuova ipotesi: la formazione delle rocce e dei continenti terrestri scaturisce anche dall’intervento di eventi di origine extraterrestre.
Nel 2022, il ricercatore Kirkland aveva già teorizzato che impatti meteoritici di grandi dimensioni avessero contribuito alla formazione della regione di Pilbara. L’impatto di un meteorite avrebbe fuso istantaneamente la roccia, creando enormi sacche di materiale vulcanico nel mantello, che si sono poi evolute in crosta continentale.
Tuttavia, anche se la scoperta del cratere di Pilbara è stata accolta positivamente, non tutti gli scienziati sono d’accordo sul ruolo che gli impatti meteorici avrebbero avuto nella formazione della Terra o di altri corpi celesti. Ad esempio, Marc Norman – Professore emerito all’Università Nazionale Australiana, ha espresso dubbi sulla solidità delle prove, sia riguardo le dimensioni del cratere che sul ruolo effettivo che questi impatti avrebbero avuto nella formazione della Terra o di altri pianeti e lune del Sistema Solare.
Per confermare o smentire queste ipotesi, saranno necessarie ulteriori ricerche, in particolare in quelle aree del pianeta dove i crateri più antichi non sono stati distrutti o sepolti. Kirkland ha sottolineato che l’obiettivo principale della ricerca sarà trovare caratteristiche simili a quelle scoperte a Pilbara, come i coni di roccia, un’impresa che potrebbe richiedere molto tempo. Tuttavia, i risultati potrebbero rivelarsi cruciali non solo per comprendere meglio la storia geologica della Terra, ma anche per identificare gli eventi che potrebbero aver contribuito alla nascita della vita.