I fenomeni del riscaldamento globale sugli animali

Elefante Africano, Kruger National Park, Sud Africa

Il cambiamento climatico è una delle minacce più gravi per la biodiversità del nostro pianeta, con effetti devastanti non solo sugli esseri umani, ma anche sugli animali che popolano la Terra. Molte specie sono in grave pericolo di estinzione a causa dell’aumento delle temperature, della riduzione delle precipitazioni, dello scioglimento dei ghiacci, dell’innalzamento del livello del mare e dell’inquinamento.

Le specie più vulnerabili sono quelle che abitano in ambienti particolarmente sensibili ai mutamenti climatici come: zone polari, le montagne, le isole e le foreste tropicali.

Tra gli animali a rischio per esempio c’è la tartaruga marina, il cui ciclo riproduttivo è minacciato dall’aumento delle temperature, che altera il sesso dei nascituri, facendo nascere più femmine che maschi. Anche i cetacei, come balene, foche e delfini, sono minacciati dallo scioglimento dei ghiacci che riduce la disponibilità del loro principale alimento, il krill, che è un piccolo crostaceo che si nutre di alghe che crescono sotto i ghiacci.

Gli elefanti africani, poi, soffrono per la scarsità di acqua e vegetazione, aggravata anche dalla diffusione di malattie veicolate da insetti. Un’altra specie in pericolo è la tigre delle Sundarbans che vede il proprio habitat minacciato dall’innalzamento del livello del mare e dalle inondazioni.

L’orso polare, a sua volta, dipende dal ghiaccio marino per la caccia e si trova costretto a digiunare a causa della riduzione degli spazi disponibili. I coralli, animali marini che vivono in colonie, sono colpiti dal riscaldamento delle acque, che provoca il fenomeno dello sbiancamento, compromettendo la loro sopravvivenza.

Infine a rischio abbiamo il panda gigante, che si nutre quasi esclusivamente di bambù. Vede minacciata la propria fonte di cibo a causa del cambiamento climatico che altera la crescita e la distribuzione di questa pianta.

Oltre agli animali a rischio, esistono anche specie che fungono da “sentinelle” del nostro ambiente. Gli animali indicatori, come gli anfibi, sono molto sensibili ai cambiamenti ambientali e sono spesso i primi a subire le alterazioni provocate dal cambiamento climatico e dall’inquinamento. Altri animali indicatori sono i pica americani, piccoli roditori delle alte montagne, che a causa del riscaldamento globale sono costretti a spostarsi sempre più in alto alla ricerca di temperature fresche.

Le farfalle, che dipendono da temperature specifiche per volare e riprodursi, stanno modificando le loro abitudini migratorie e le loro relazioni con le piante. Gli uccelli, infine, mostrano cambiamenti nel comportamento migratorio, nelle rotte e nei periodi di nidificazione, adattandosi, a volte, alle nuove condizioni climatiche.

Il cambiamento climatico, infatti, non solo minaccia la sopravvivenza delle specie, ma altera anche i loro comportamenti. Variazioni nei modelli climatici possono influire sul modo in cui gli animali interagiscono con l’ambiente e con altri individui della stessa specie. Adattarsi a questi cambiamenti dipende dalla specie, dalla velocità del cambiamento, dalla capacità di apprendimento e dalla flessibilità comportamentale, ma non tutti gli animali sono in grado di farlo con successo.

C’è un fenomeno in particolare, legato al cambiamento climatico e all’urbanizzazione. Un’analisi ha esaminato dei dati provenienti da alcune segnalazioni pubbliche relative a 16 città in tutto il mondo. Dallo studio emerge che il 69% delle città in questione, tra cui Washington DC, New York e Amsterdam, hanno visto un aumento significativo del numero di ratti. Queste città sembrano essere particolarmente favorevoli alla proliferazione di roditori. Ma quali sono le cause che determinano l’aumento?

Nelle aree urbane, oltre alle temperature elevate che senza dubbio fanno proliferare l’attività dei roditori, si innescherebbe anche la maggiore densità di abitazioni e la concentrazione di attività commerciali, come ristornati, dove è più facile trovare scarti alimentari. Le città più colpite sono Toronto, Oakland, Buffalo, Chicago, Boston, Kansas City e Cincinnati. Le uniche due città in cui non si rilevano trend significativi, né in aumento né in diminuzione, sono risultate Dallas e St. Louis. Tuttavia le città come Tokyo, Louisville e New Orleans hanno registrato una riduzione nel numero di ratti, con New Orleans che ha visto il calo più importante.

Gli esperti inoltre suggeriscono che le città dovrebbero considerare bene i cambiamenti legati al clima e all’urbanizzazione e, se il trend di crescita delle popolazioni di ratti continuerà, le amministrazioni dovranno adottare misure più efficaci per contrastare l’invasione di questi animali nelle aree urbane, come per esempio una migliore gestione dei rifiuti.

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