La mostra ‘La mano del clima e la mano dell’uomo. I grandi mammiferi estinti dell’Insubria’, al Museo cantonale di storia naturale di Lugano, dal 1 marzo, racconta una storia affascinante sui cambiamenti climatici e sul loro impatto sugli ecosistemi dell’area padana e dei grandi laghi prealpini (Insubria). I fossili di grandi mammiferi, recuperati nei depositi alluvionali del Po e dei suoi affluenti sudalpini, raccontano un territorio che, nel corso degli ultimi 200.000 anni, ha visto l’alternarsi di specie diverse, in risposta ai cambiamenti climatici.
La mostra si suddivide in due parti, ognuna rappresenta un’epoca ben precisa: nella prima parte, si esplora il periodo interglaciale che ha preceduto l’ultima glaciazione, tra 130.000 e 71.000 anni fa. Durante questo periodo di clima temperato, l’area dell’Insubria ospitava specie come l’ippopotamo, il rinoceronte di Merck e i primi esemplari di uro, che si trovavano a convivere in un ambiente caldo e ricco di vegetazione. Con l’arrivo dell’ultima glaciazione, la fauna si adattò al freddo, portando alla comparsa di animali come il bisonte delle steppe, il mammut, l’alce, il cervo megacero, il rinoceronte delle steppe e l’orso delle caverne, che dominavano la regione durante i periodi di clima glaciale. Questi animali sopravvissero all’intensificarsi del freddo, ma furono anche vittime della crescente pressione umana. Con l’arretramento dei ghiacciai nel periodo tardoglaciale (70.000-14.000 anni fa) e lo sviluppo della vegetazione nell’Olocene, una nuova fauna si affacciò nel paesaggio, popolato da cervi, buoi e cavalli selvatici.
Invece la seconda parte della mostra mette in luce come, con l’arrivo dell’uomo, molti di questi animali vennero cacciati e in alcuni casi addomesticati, segnando un momento cruciale nella storia delle interazioni tra uomo e natura. L’esposizione non solo celebra il passato di queste specie magnifiche, ma invita anche a riflettere sul ruolo attivo dell’uomo nei cambiamenti climatici di oggi, mostrando come, da cacciatore e raccoglitore, l’uomo sia divenuto uno degli artefici principali delle attuali trasformazioni climatiche globali.
I fossili in mostra, conservati al Museo di Storia Naturale di Milano e prestati temporaneamente al Museo di Lugano, grazie alla concessione del Ministero della Cultura, rappresentano la testimonianza tangibile di un passato remoto che ci invita a considerare le profonde connessioni tra evoluzione climatica, estinzione delle specie e l’impatto dell’uomo sul nostro pianeta.