Quello sulla siccità è un trend in aumento già dal 1980. Il clima sta cambiando e ci sta portando verso un futuro dove ci saranno periodi di siccità più lunghi e intensi. La mancanza prolungata di pioggia può causare gravi danni, come la perdita di raccolti, morte degli alberi, danni agli ecosistemi e diminuzione delle risorse idriche.
Tra gli eventi più recenti ricordiamo la siccità negli Stati Uniti occidentali dal 2000 al 2018 e quella in Cile che hanno suscitato notevole preoccupazione. Tuttavia, molti altri eventi sono stati ignorati.
Come evidenziato da uno studio effettuato e pubblicato su “Science”, guidato da Liangzhi Chen dell’Istituto federale svizzero, per lo studio delle foreste, della neve e del paesaggio, al quale ha partecipato anche l’italiana Francesca Pellicciotti, Professoressa dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Austria (Ista), i ricercatori hanno analizzato oltre 13mila eventi dal 1980 al 2018, studiando le anomalie nelle precipitazioni, l’evaporazione da suolo e piante e utilizzando immagini satellitari per monitorare i cambiamenti della vegetazione.
Pellicciotti afferma: “È il primo studio a compiere una classificazione sistematica su scala globale e ad altissima risoluzione fino a 5 chilometri“Questo studio mira a sollecitare i politici ad adottare strategie di adattamento e mitigazione più realistiche, perché questi fenomeni potrebbero diventare molto comuni.
La Prof.ssa Pellicciotti ha affermato: “le cosiddette megasiccità potrebbero diventare la nuova normalità. Attualmente, le strategie di mitigazione considerano in gran parte la siccità come eventi stagionali o annuali, spero che potremo proporre soluzioni pratiche nei prossimi anni. Nel nostro studio l’Europa non risulta particolarmente coinvolta, ma i dati da noi utilizzati arrivano solo fino al 2018. Forse, includendo anche quelli relativi agli ultimi anni, il continente europeo risulterebbe più colpito” Afferma la Prof.ssa Pellicciotti: Le siccità che durano così tanto tempo producono effetti amplificati perché tolgono all’ecosistema la capacità di recuperare“.
Tra gli ecosistemi più colpiti dai cambiamenti climatici ci sono le praterie delle zone temperate, invece le foreste tropicali e boreali mostrano una maggiore resilienza. Le foreste tropicali, se hanno acqua a sufficienza, possono affrontare la siccità invece per le foreste boreali, il riscaldamento globale con le temperature in aumento, potrebbero limitarne la crescita.