Salari:  Guerra (PD), Governo smantella difese dei lavoratori

 

La Responsabile Lavoro della Segreteria nazionale del PD Maria Cecilia Guerra attacca il Governo sulle misure di tutela dei lavoratori.

Un Governo inerte di fronte alla drammatica questione salariale che attanaglia il nostro paese, che boccia il salario minimo in Parlamento, che non dà attuazione alla direttiva europea sul salario minimo, e si accanisce ora contro i soggetti pubblici che invece si pongono questo problema. 
Il Consiglio dei Ministri ha infatti impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge della regione Puglia, rea di richiedere che, nelle procedure di appalto di competenza sua e dei suoi enti. si applichi, come da  codice dei contratti, il contratto collettivo stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, ma anche che si verifichi che questi contratti prevedano una retribuzione minima tabellare inderogabile pari a nove euro l’ora”

“Secondo il Governo – precisa Guerra – questa norma sarebbe in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, in quanto l’ordinamento non prevede un salario minimo stabilito dalla legge. Ma l’articolo 36 della Costituzione non richiede una legge per essere precettivo.  Come dimostrano le ormai numerose sentenze dei tribunali che hanno sconfessato contratti collettivi che non rispettano una soglia minima di decenza. In mancanza di una legge sul salario minimo, questa soglia viene autonomamente indicata dalle pronunce, per garantire il rispetto di entrambi i principi sanciti dall’articolo 36: una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto, e una retribuzione sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla su famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Invece di porre finire alla barb
arie di lavoratori e lavoratrici pagati pochi euro all’ora, e definire parametri certi di riferimento per le giuste retribuzioni, il governo si impegna a smantellare le difese che amministrazioni ragionevoli e animate da un senso di giustizia mettono in piedi, a difesa dell’articolo 36 della Costituzione”.