Intelligenza Artificiale ed esperienze soggettive

©REMY GABALDA/MAXPPP – Toulouse 30/01/2024 L’exposition IA aux quai des savoirs de Toulouse: Double Je présente l’actualité des recherches et développements autour de l’intelligence artificielle. Elle met aussi en avant les rapports que nous entretenons avec l’IA et interroge les futurs plus ou moins désirables auxquels les technologies d’IA pourraient nous conduire. – ARTIFICIAL INTELLIGENCE EXHIBITION IN TOULOUSE FRANCE JAN 30 2024

Sull’articolo “Introspective Psychophysics for the Study of Subjective Experience”, scritto da Megan A. K. Peters e pubblicato su Cerebral Cortex il 21 novembre 2024, si affronta una delle questioni più complesse e dibattute nella scienza cognitiva: lo studio dell’esperienza soggettiva. L’autrice sottolinea che emozioni e sensazioni come il dolore, il piacere o la paura non possono essere ridotte a semplici processi biologici o computazionali, come la nocicezione, i segnali di ricompensa o l’attivazione di circuiti di minaccia.

Ma come possiamo studiare l’esperienza soggettiva in modo scientifico?

L’introspezione, ovvero il ricorso a rapporti soggettivi per accedere al vissuto interiore, è spesso considerata inaffidabile e non verificabile oggettivamente. Tuttavia, Peters ribalta questa visione tradizionale e scrive che – gli apparenti “difetti” dell’introspezione, come la difficoltà di isolare l’esperienza soggettiva dai processi cognitivi non soggettivi, possono essere trasformati in punti di forza per una nuova disciplina che chiama “psicofisica introspettiva.

Ispirandosi alle intuizioni di Fechner, fondatore della Psicofisica classica, Peters propone di applicare un approccio analogo allo studio dell’introspezione. Questo significa costruire modelli esplicativi precisi che correlino variabili ambientali, processi cerebrali, comportamenti e fenomenologia soggettiva.

Ma la psicofisica introspettiva a cosa mira?

Innanzitutto serve amisurare rigorosamente le dimensioni dell’esperienza soggettiva come urgenza, emozione, chiarezza, vividezza e fiducia, ma serve anche a utilizzare questi dati per sviluppare strumenti scientifici capaci di spiegare e prevedere l’esperienza fenomenologica.

L’autrice si inserisce in un filone di ricerca emergente, accanto ai lavori di Kammerer e Frankish (2023) e Fleming (2023), che esplorano il potenziale dell’introspezione per indagare la coscienza e l’esperienza soggettiva.

L’articolo propone che i limiti dell’introspezione non siano un ostacolo, ma una fonte di informazioni utili per comprendere come percepiamo il mondo.

(Fonte Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale)

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