DeepSeek: il Garante della Privacy indaga sull’app cinese

l’app DeepSeek

La gestione dei dati da parte di aziende cinesi come DeepSeek sta generando un dibattito globale sull’equilibrio tra innovazione tecnologica e protezione della privacy. A sollevare alcune preoccupazioni riguardo alla gestione delle informazioni raccolte da DeepSeek, chatbot cinese, è stato il Garante della Privacy che ha avviato immediatamente un’indagine per verificare eventuali problematiche sulla protezione della privacy degli utenti.

Tale indagine coinvolge le aziende di Hangzhou, DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, responsabili del chatbot, e ha l’obiettivo di chiarire come vengano trattati i dati personali degli utenti italiani. Il Garante indaga sulla tipologia di dati raccolti, le fonti da cui provengono, le finalità per cui vengono utilizzati e la base giuridica che giustifica tali operazioni. Un aspetto critico riguarda anche la possibile archiviazione dei dati su server cinesi, un tema particolarmente rilevante per la sicurezza e per le implicazioni legate alla normativa locale che potrebbe differire da quella europea. L’Autorità vuole accertarsi che la piattaforma DeepSeek rispetti le leggi europee sulla privacy, con particolare attenzione alla trasparenza e alla sicurezza delle informazioni. Ha chiesto chiarimenti anche sulla natura dei dati trattati, come i dati di navigazione o i metadati, per comprendere la portata del trattamento e sul “web scraping” cioè la raccolta automatica di informazioni da siti web, che non solo potrebbe includere i dati di utenti registrati ma anche di utenti che non registrati.

Le preoccupazioni non si limitano all’Italia: anche negli Stati Uniti, esperti di sicurezza hanno espresso timori riguardo alla gestione dei dati degli utenti, soprattutto per il rischio che possano essere trasferiti su server cinesi, sollevando preoccupazioni simili a quelle emerse con TikTok. DeepSeek ha già superato i 2 milioni di download, e alcuni analisti hanno avvertito che l’assenza di garanzie precise sulla sicurezza dei dati potrebbe costituire un rischio per gli utenti internazionali.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno valutando l’introduzione di normative più severe per regolamentare l’uso dei dati personali nell’intelligenza artificiale, rendendo la trasparenza e la conformità alle leggi sulla privacy parametri fondamentali per valutare l’affidabilità di queste piattaforme.

Le aziende generatrici di DeepSeek, Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, hanno 20 giorni di tempo per fornire al Garante della Privacy risposte dettagliate. L’esito dell’indagine potrebbe avere ripercussioni significative, non solo per DeepSeek in Italia, ma anche per altre piattaforme simili in futuro.

L’app è stata rimossa dai negozi digitali di Google e Apple in Italia. Il sito di DeepSeek presenta problemi di navigazione, con un avviso che segnala un malfunzionamento in fase di risoluzione.

Nel frattempo, OpenAI accusa DeepSeek di aver utilizzato i suoi modelli di apprendimento per sviluppare la propria intelligenza artificiale, e Microsoft sta indagando se i dati di OpenAI siano stati usati senza autorizzazione. Inoltre, David Sacks – esperto di intelligenza artificiale alla Casa Bianca, ha suggerito la possibilità di un furto di proprietà intellettuale da parte di DeepSeek ai danni di OpenAI.

ALTRE NOTIZIE