I nati negli anni cinquanta, non possono non ricordare la prima apparizione, sul mercato mondiale dell’informatica, dello storico Commodore 64, il sogno di tutti i giovani degli anni 70 alle prese con gli studi, con il lavoro, con un’idea di futuro sempre più tecnologico e in continua evoluzione, ma anche con un nuovo modo di passare il proprio tempo giocando stando seduti davanti al monitor di qualcosa che, lì per lì sembrava simile a un televisore, ma che in realtà fu quasi subito chiaro che nascondeva molte risorse in più.
Il Commodore 64, il primo personal computer della storia, ha rappresentato in quegli anni il simbolo per eccellenza dell’innovazione tecnologica rivolta non ad una élite di utilizzatori o di grandi utenti, ma al mercato mondiale di chiunque sentisse la necessità di dotarsi di un home computer.
Fu proprio Jack Tramiel, fondatore di Commodore International ltd, a ripetere: “Computers for the masses, not the classes”, cioè i computer sono per le masse, non per le classi e aveva visto lungo.
Commodore rimase attiva dal 1955 al 1994 e durante questi anni il Commodore 64 fece il suo ingresso in tantissime case in tutto il mondo. Luigi Simonetti, sin da giovane appassionato di informatica e utilizzatore intensivo dei computer della Commodore, ha realizzato un sogno, e dopo la laurea in ingegneria e un breve passato da dipendente, comprese che la sua strada sarebbe stata l’impresa, e in breve tempo, anche per soddisfare una promessa fatta alla persona più importante della sua vita, e’ divenuto il Ceo di Commodore Industries.
Ingegnere Simonetti, quando e come avvenne il suo primo incontro con la Commodore e quale fu la promessa che oggi si può vantare di aver mantenuto?
Nel lontano 1982, per la mia prima comunione, ricevetti un regalo che avrebbe cambiato per sempre la mia vita: un magnifico Commodore VIC-20. Inizialmente non ne compresi appieno il potenziale, ma dopo alcuni giorni di curiosa osservazione, tutto mi fu chiaro. Quel piccolo marchingegno non era solo un oggetto tecnologico: era una porta verso un mondo nuovo e affascinante. Da quel momento, la mia vita prese una direzione completamente diversa.
Negli anni successivi, i miei genitori, e in particolare mia madre, notarono la mia passione innata per le nuove tecnologie e decisero di investire sulla mia formazione, scegliendo per me i migliori istituti di Roma e supportandomi con ogni nuovo modello Commodore che usciva sul mercato. Sono stato un ragazzo fortunato, e quel sostegno ha nutrito il mio entusiasmo e la mia curiosità per l’informatica.
Tutto procedeva al meglio fino a un evento che cambiò radicalmente il corso della mia vita. Un grave incidente mi rese cieco, bloccando temporaneamente il mio percorso. Furono 26 mesi durissimi, fatti di difficoltà fisiche ed emotive. In quei momenti di buio, letterale e metaforico, mi aggrappai alla speranza e alla forza interiore, fino a quando incontrai il Prof. Stirpe, un luminare nel campo degli interventi alla retina. Grazie a lui, riuscii a recuperare la vista da un occhio.
Ricordo perfettamente il momento in cui mi tolsero le bende: la prima cosa che vidi nella mia stanza fu un Commodore 64. Fu un’emozione indescrivibile, perché quel computer era stata anche l’ultima cosa che avevo visto prima di perdere la vista. In quel momento, mia madre mi fece una richiesta speciale: prometterle che un giorno sarei diventato il “capo” della Commodore.
Lei, probabilmente, li per lì ritenne la promessa difficilmente realizzabile, ma poi accadde un fatto che cambiò la sua vita.
E’ vero. Nel 2016, a causa di gravi complicazioni di salute, purtroppo, mia madre ci lasciò. Fu proprio allora che presi la decisione più importante della mia vita: onorare la promessa che le avevo fatto e riportare in vita il magnifico brand Commodore. Oggi, ogni passo che compio in questa avventura è un tributo a lei, alla sua fiducia in me e al sogno che ha coltivato per me.
Commodore non è solo un’azienda, è la realizzazione di una promessa e la testimonianza di come la passione, la determinazione e l’amore possano trasformare i sogni in realtà.
Quando la vita scorre favorevolmente nei nostri confronti, per una sorta di legge del contrappasso, può capitare che, improvvisamente, essa ci sottoponga a prove durissime e inattese, che possono cambiare anche radicalmente la condizione che vivevamo sino a quel momento.
Ingegnere, in un suo libro edito da Libraccio editore e dal titolo “Mr.Commodore”, lei racconta di un giovane che ricominciò a sognare. Chi era quel giovane è facile intuirlo, ma perché ricominciò a sognare e soprattutto cosa?
Ovviamente quel giovane ero io, e ricominciai a sognare perché non avevo altra scelta. La vita, con le sue prove durissime e inaspettate, mi aveva messo davanti a un bivio: lasciarmi sopraffare dalle difficoltà o trovare un nuovo scopo, un nuovo sogno da inseguire. Ricordo chiaramente il momento in cui tutto sembrava fermarsi, quando la mia vista venne meno. È stato un periodo buio, non solo in senso figurato, ma reale, in cui il futuro appariva incerto e la speranza lontana. Eppure, proprio in quella oscurità, trovai una scintilla: il desiderio di risalire, di dimostrare a me stesso e a chi credeva in me che potevo farcela.
Ricominciai a sognare il mondo che avevo amato da ragazzo, quello delle tecnologie, dell’innovazione, della creatività. Sognai di restituire vita a quel brand che per me era molto più di un marchio: era un simbolo, una promessa fatta a mia madre e una parte indelebile della mia identità. Sognai Commodore non solo come un’azienda, ma come un progetto capace di ispirare e connettere le persone, di unire tradizione e innovazione, di essere una piattaforma per giovani talenti e per chiunque voglia guardare al futuro con curiosità e determinazione. E così, quel giovane riprese in mano il suo sogno, perché capì che il senso della vita non è mai fermarsi, ma trovare sempre un motivo per continuare a costruire, a sperare e, soprattutto, a sognare.
È vero che la sua mamma, tanto più nei momenti più difficili della propria esistenza, non cessò mai di incitarla a diventare quel che lei, oggi, è riuscito a realizzare?
Sì, è assolutamente vero. Mia madre è stata il mio sostegno anche nei momenti più difficili della sua vita. Nonostante le sofferenze che stava affrontando, non smise mai di credere in me e di incitarmi a realizzare il mio potenziale. Ricordo ancora le sue parole, piene di determinazione, che mi spronavano a guardare oltre le difficoltà, a non lasciarmi scoraggiare dagli ostacoli e a credere sempre nei miei sogni. Mi ripeteva che avevo la forza e la capacità di fare grandi cose, e che avrei potuto costruire qualcosa di significativo, non solo per me stesso, ma anche per gli altri.
Anche nei suoi ultimi giorni, quando la malattia sembrava averle tolto tutto, trovava ancora l’energia per trasmettermi il suo incrollabile ottimismo. Mi fece promettere che avrei seguito il mio cuore e avrei lavorato duramente per realizzare i miei sogni. Mi ripeteva sempre: “sei diventato il capo di Commodore?” Ed io puntualmente rispondevo: “ma come potrei diventare il capo di qualcosa che non esiste più?” Oggi, tutto ciò che ho costruito, tutto ciò che Commodore rappresenta, lo devo anche a lei. Ogni passo che faccio è ispirato dal suo esempio e dalla sua fede in me. È un’eredità che porto con orgoglio, ed è per questo che mi impegno ogni giorno a onorare quella promessa e a essere all’altezza della fiducia che lei aveva in me.
Il Commodore64 fu un successo straordinario e arrivò in milioni di case, in tutto il mondo. Ne vennero venduti 30 milioni di esemplari e grazie a questa imponente operazione di marketing la Commodore entrò’ persino nel Guinness dei primati.
Cosa scatenò la corsa all’acquisto di tanti esemplari e come fu possibile ottenere un risultato così straordinario per quei tempi?
Il successo del Commodore 64 è un capitolo straordinario nella storia della tecnologia, e ci sono molteplici fattori che hanno contribuito a scatenare quella corsa all’acquisto che lo rese un fenomeno globale.
Prima di tutto, il C64 era incredibilmente innovativo per l’epoca. Offriva una potenza di calcolo e una capacità grafica senza precedenti a un prezzo accessibile, rendendolo un prodotto rivoluzionario per le famiglie e gli appassionati di tecnologia. Era uno strumento multifunzionale: poteva essere utilizzato per giocare, per imparare a programmare e persino per applicazioni professionali. Questo lo rese appetibile non solo per i giovani, ma anche per i professionisti e le scuole.
In secondo luogo, Commodore riuscì a ottenere un vantaggio competitivo grazie alla sua strategia produttiva. Jack Tramiel, il visionario fondatore, adottò una politica aggressiva di integrazione verticale, costruendo molte delle componenti hardware in-house. Questo permise di ridurre significativamente i costi di produzione e, di conseguenza, il prezzo di vendita.
Un altro elemento chiave fu il marketing. Commodore non si limitò a promuovere il C64 come un computer: lo presentò come una porta verso il futuro. Le pubblicità erano accattivanti e orientate a ispirare l’immaginazione delle persone, mostrando il computer come un mezzo per realizzare sogni e potenzialità.
Infine, il C64 aveva un ecosistema straordinario di software e periferiche. La disponibilità di giochi, applicazioni e strumenti educativi contribuì a costruire una community attorno al prodotto, rendendolo un punto di riferimento per sviluppatori e utenti. Questo effetto network fece sì che sempre più persone desiderassero far parte di quell’ecosistema.
Il risultato fu un prodotto che non solo si vendette in 30 milioni di unità, ma che entrò anche nella cultura popolare, diventando un’icona tecnologica. Il Guinness dei Primati è un riconoscimento meritato per quello che è stato non solo un computer, ma una rivoluzione culturale e tecnologica che ha segnato un’epoca.
Tornando all’imprevedibilità della vita, può accadere che un successo mondiale così eclatante, però, ad un certo punto si inceppi, non sia più in grado di sostenersi, viene colpito da una grave crisi finanziaria così profonda da obbligare i vertici aziendali a depositare i libri contabili nella Cancelleria di un tribunale fallimentare.
Cosa determinò il tracollo della Commodore americana?
La caduta di Commodore negli anni 90 è un esempio classico di come anche un’azienda leader nel suo settore possa trovarsi in difficoltà se non riesce ad adattarsi ai cambiamenti del mercato e a mantenere una gestione aziendale coerente.
Uno dei fattori principali fu la perdita di una visione chiara e strategica dopo l’uscita di Jack Tramiel, il fondatore. Tramiel aveva guidato l’azienda con una visione aggressiva e una strategia di mercato innovativa, ma dopo la sua partenza, la leadership mancò di coerenza e direzione. I successori non furono in grado di mantenere lo stesso livello di innovazione e di adattarsi alle nuove dinamiche di un mercato in rapida evoluzione.
Inoltre, Commodore non riuscì a gestire adeguatamente la transizione tecnologica. Mentre i concorrenti come Apple e IBM iniziavano a dominare il mercato con prodotti più moderni e versatili, Commodore continuava a puntare su tecnologie che stavano diventando obsolete.
Un altro problema fu una gestione finanziaria inefficiente. Commodore era un’azienda che si espandeva rapidamente, ma questa crescita non fu accompagnata da un controllo adeguato dei costi e delle risorse. Le difficoltà nel gestire la supply chain, l’incremento dei costi di produzione e una strategia di prezzo che non sempre teneva conto della concorrenza portarono a una crisi finanziaria che si aggravò rapidamente.
Infine, il mercato stesso stava cambiando. L’industria dei computer stava diventando sempre più competitiva, e il modello di business che aveva reso Commodore un successo negli anni 80 non era più sostenibile negli anni 90. La mancanza di una strategia chiara per affrontare queste sfide portò l’azienda a una crisi irreversibile.
In sintesi, il tracollo della Commodore americana fu il risultato di una combinazione di fattori: una leadership incerta, la mancata innovazione tecnologica, problemi finanziari e una strategia di mercato non allineata con i cambiamenti dell’industria. È una lezione importante su quanto sia cruciale per un’azienda innovare continuamente, mantenere una visione chiara e adattarsi ai cambiamenti per sopravvivere e prosperare.
A distanza di tempo dal fallimento, Commodore risorge e dà vita a un secondo miracolo industriale, questa volta per merito proprio di Luigi Simonetti che, nel 2015, superando problemi di ogni tipo a causa della vicenda americana, acquisisce il brand e fonda Commodore Industries Srl, con sede a Roma, erede naturale del know out della casa madre americana.
Come è cambiata, se è cambiata, la produzione di Commodore Italia rispetto a quella che l’ha vista nascere e svilupparsi in America?
La produzione della nuova Commodore rispetto a quella originaria americana è cambiata in modo significativo, riflettendo sia l’evoluzione del mercato che la mia visione per il brand. Quando ho acquisito il marchio e fondato Commodore Industries Srl, sapevo di avere tra le mani non solo un pezzo di storia tecnologica, ma anche una responsabilità enorme: quella di onorare il passato, ma allo stesso tempo di traghettare Commodore nel futuro.
Negli anni d’oro della Commodore americana, il focus era sulla produzione di hardware innovativo, come il VIC-20, il Commodore 64 e l’Amiga, che hanno segnato un’epoca e portato i computer nelle case di milioni di persone. Il modello di business era incentrato sull’hardware accessibile, capace di combinare potenza, creatività e versatilità a un prezzo competitivo. Tuttavia, era un’epoca diversa, dove la competizione era limitata e l’industria informatica era ancora in fase pionieristica.
Oggi, il mercato è incredibilmente complesso e competitivo. La produzione non può più essere focalizzata esclusivamente sull’hardware. Per questo, in Commodore Industries, abbiamo abbracciato un modello integrato che combina hardware, software e servizi digitali. I nostri laptop, come l’Orion Slim e il prossimo Quantum con processore Snapdragon, rappresentano l’eredità di eccellenza tecnologica, ma sono solo una parte di un ecosistema più ampio.
Abbiamo diversificato le nostre attività con quattro business unit principali:
Commodore Engineering, capitanata dal nostro Ingegnere Francesco Colangeli si occupa di ingegneria informatica ed elettronica, progettando sia software che hardware innovativo. Questa business unit è il cuore pulsante della nostra attività industriale. Progettiamo software personalizzati in ambienti LAMP e sviluppando hardware innovativo e realizziamo soluzioni gestionali, CRM, ERP e piattaforme per la Pubblica Amministrazione, per il settore bancario e assicurativo, dimostrando una forte competenza nella personalizzazione e nell’ottimizzazione dei processi aziendali.
Commodore Sinapsy, capitanata dal nostro Ingegnere Valter Prette si dedica allo sviluppo di videogiochi, con una forte attenzione all’intrattenimento e al gaming educativo. Il settore del gaming è uno dei più dinamici e strategici per noi. Con Commodore Sinapsy sviluppiamo videogiochi su tutte le principali piattaforme, utilizzando strumenti come Unity e Unreal Engine. Non ci limitiamo all’intrattenimento: esploriamo anche il gaming educativo e il gambling, settori in cui abbiamo maturato una solida esperienza. La nostra visione è quella di creare esperienze di gioco coinvolgenti e innovative, mantenendo sempre alta la qualità e il valore del nostro brand.
Ingegnere, Commodore Italia non si rivolge solo agli utenti finali, ma anche alle aziende che intendono sviluppare l’uso di tecnologie avanzate nella gestione e nel trattamento dell’informazione.
Con Commodore Academy, capitanata dal nostro Ingegnere Stefano Cianfanelli che è anche il nostro Direttore Generale e numero 2 in Commodore, offriamo formazione a distanza alle imprese. Attraverso la piattaforma GEL, progettiamo, gestiamo e rendicontiamo percorsi formativi finanziati e forniamo formazione a distanza in modalità sincrona e asincrona. Collaboriamo con scuole, università e aziende per offrire percorsi di tutoraggio, training on the job e specializzazioni su profili scientifici e creativi.
Commodore Italia di recente ha introdotto delle novità importanti che riguardano lo sviluppo di nuove attività e di nuove tecnologie con un occhio rivolto all’IA e anche alla sostenibilità.
Si, ad esempio, Commodore Digital, capitanata dal nostro Ingegnere Luca Tomassini è il nostro reparto di ricerca avanzata, che lavora su progetti legati all’intelligenza artificiale e allo sviluppo di assistenti virtuali.
Rispetto al passato, oggi il focus non è solo sull’innovazione tecnologica, ma anche sulla sostenibilità e sulla qualità. La nostra fabbrica di Orvieto, per esempio, sarà alimentata al 75% da energie rinnovabili e punta a riportare il Made in Italy nel mondo dell’elettronica, un settore in cui il nostro Paese è stato troppo a lungo assente.
Inoltre, a differenza del passato, lavoriamo in un mercato globale estremamente interconnesso. Commodore oggi esporta i suoi prodotti in oltre il 70% del globo, con un occhio sempre attento alle esigenze locali e alla personalizzazione. Con Commodore Digital lavoriamo su applicazioni avanzate di intelligenza artificiale, sviluppando piattaforme ad hoc per il customer care, la gestione delle informazioni e l’automazione dei processi aziendali. Stiamo inoltre sviluppando un assistente virtuale con AI generativa, pensato per supportare aziende e utenti in modo innovativo e intuitivo.
In sintesi, Commodore Industries non è solo un’azienda tecnologica, ma un ecosistema che abbraccia diverse aree strategiche, dalla progettazione hardware e software alla formazione, dal gaming all’intelligenza artificiale. Il nostro obiettivo è fornire soluzioni avanzate e personalizzate, contribuendo al progresso tecnologico e all’eccellenza del Made in Italy. Quindi, la produzione rispetto alla Commodore americana è certamente cambiata, ma lo spirito rimane lo stesso: innovare, democratizzare la tecnologia e ispirare generazioni di utenti. Questo è il nuovo corso di Commodore, un equilibrio tra rispetto per le radici e ambizione per il futuro.
Quanto è strategico il settore del videogaming per Commodore ltalia e quali sono le novità che vedremo in questo anno?
Il settore del gaming rappresenta ancora oggi una colonna portante per Commodore Industries, un simbolo della nostra eredità tecnologica e della capacità di innovare. I videogiochi sono stati parte integrante del successo del brand fin dagli albori, e continuiamo a investire in questo settore strategico, che non solo richiama alla memoria i grandi titoli del passato, ma guarda anche al futuro con tecnologie all’avanguardia.In questo momento, stiamo lavorando su tre progetti di remake di titoli iconici che hanno segnato un’epoca e che siamo entusiasti di riportare in vita. Il primo è The New Zealand Story, uno dei capolavori del colosso TAITO, che ci permetterà di far rivivere le avventure di Tiki il Kiwi a una nuova generazione di giocatori. Il secondo progetto riguarda il famosissimo Xenon, titolo che ha definito un’era grazie al genio creativo di Rebellion, e che stiamo riprogettando con una cura estrema per rispettare la sua eredità e potenziarne il gameplay con le tecnologie moderne. Infine, stiamo collaborando con il leggendario marchio SNK su titoli che, per ora, rimangono sotto riserbo, ma che sono destinati a entusiasmare i fan di lunga data e ad attrarne di nuovi.
Il nostro approccio è duplice: da un lato, vogliamo onorare la memoria storica del gaming riproponendo grandi classici con un tocco moderno; dall’altro, ci impegniamo a innovare continuamente, sfruttando tecnologie come il ray tracing, l’intelligenza artificiale e i motori grafici di ultima generazione come Unity e Unreal Engine. Il gaming per noi non è solo intrattenimento, ma un laboratorio di creatività e innovazione. Questi progetti sono un’occasione unica per consolidare il nostro ruolo nel settore e per dimostrare che Commodore può ancora essere sinonimo di eccellenza e passione. Restate sintonizzati, perché il 2025 sarà un anno ricco di sorprese e nuove avventure per tutti i fan del gaming e del nostro brand.
Oggi si parla sempre più spesso di supporti dell’intelligenza artificiale ai prodotti informatici. Il ritorno di Commodore sul mercato nazionale è internazionale non può non tenere conto di questa nuova realtà.
Ingegnere quanto dobbiamo temere e cosa si può fare affinché le straordinarie risorse messe in campo dalle tecnologie che utilizzano l’intelligenza artificiale, non si ritorcano contro di noi?
Direi che non dobbiamo temerla, ma rispettarla e conoscerla. La paura nasce spesso dall’ignoranza o dall’uso irresponsabile. Per evitare che le straordinarie risorse dell’IA si ritorcano contro di noi, è necessario creare un ecosistema tecnologico basato su tre pilastri fondamentali: sicurezza, trasparenza e controllo umano.
L’intelligenza artificiale rappresenta una delle innovazioni più straordinarie della nostra epoca, con un potenziale enorme per migliorare la vita quotidiana, ottimizzare i processi aziendali e risolvere problemi complessi. Tuttavia, come ogni grande tecnologia, porta con sé anche sfide e rischi che non possiamo ignorare.
In Commodore Digital, capitanata dal nostro Ingegner Luca Tomassini, ci impegniamo a fare la nostra parte, sviluppando prodotti che non solo sfruttano le potenzialità dell’IA, ma lo fanno in modo da tutelare gli utenti e creare un ambiente digitale sicuro e affidabile. Solo così possiamo garantire che l’intelligenza artificiale rimanga uno strumento al servizio dell’umanità, piuttosto che un rischio.
Da un lato, stiamo integrando l’intelligenza artificiale nei nostri prodotti per offrire soluzioni sempre più avanzate e personalizzate, come nel caso della nostra piattaforma di assistenza virtuale VairesAI, progettata per garantire interazioni efficienti e sicure con gli utenti. Dall’altro, ci impegniamo a sviluppare tecnologie che mettano al centro la sicurezza e la privacy, prevenendo utilizzi impropri o dannosi dell’IA.
La chiave per affrontare i rischi dell’intelligenza artificiale sta nell’etica dell’innovazione. È fondamentale che chi progetta e implementa queste tecnologie lo faccia con un approccio responsabile, adottando misure per garantire trasparenza, protezione dei dati e rispetto delle normative. In Commodore, crediamo che la formazione sia altrettanto cruciale: un utente informato è un utente protetto. Per questo, stiamo lavorando a iniziative che includano non solo prodotti avanzati, ma anche strumenti educativi per aiutare le persone a comprendere e gestire meglio l’interazione con l’IA.
La ricerca, la produzione e lo sviluppo di tecnologie realizzate da Commodore, avviene solo in Italia o anche all’estero?
Al momento, la progettazione e il design dei nostri prodotti Commodore avviene interamente in Italia, con un focus particolare sulla creatività e l’innovazione Made in Italy;. In particolare, i nostri laptop sono progettati in Italia, ma prodotti in Germania. Tablet, cuffie e accessori vengono ancora realizzati in Cina, ma abbiamo un piano ambizioso: entro il 2025 trasferiremo tutta la produzione ad Orvieto, in Umbria. Questo ci permetterà di avere una filiera completamente italiana, dalla ricerca allo sviluppo, fino alla produzione. Crediamo fortemente nel valore del territorio e nella qualità del lavoro italiano.
È vera, dunque, la notizia secondo la quale ci sarebbero delle trattative in corso per la creazione di un vero polo industriale di Commodore in Umbria?
Posso confermare che stiamo lavorando a un progetto ambizioso per rafforzare ulteriormente la presenza di Commodore in Italia, e l’Umbria è sicuramente al centro dei nostri piani. Stiamo valutando la possibilità di creare un polo industriale proprio ad Orvieto, che rappresenterebbe un passo fondamentale per centralizzare ricerca, sviluppo e produzione. Al momento, le trattative sono in corso, e non posso aggiungere dettagli specifici, ma siamo determinati a rendere questo progetto una realtà entro il 2025. Crediamo che l’Umbria, con la sua posizione strategica e le sue eccellenze, sia il luogo ideale per far crescere il nostro impegno nel Made in Italy.
Cosa diversifica e quanto è temibile la competizione che possono esercitare su Commodore produttori dimensionalmente più grandi come Apple piuttosto che Samsung, ecc…
La competizione con giganti come Apple o Samsung è certamente una sfida, ma ciò che rende Commodore unica è il nostro approccio. Non puntiamo a replicare ciò che fanno i grandi, ma a offrire qualcosa di diverso: design e innovazione Made in Italy personalizzazione su misura e una visione che mette al centro l’utente. Inoltre, la nostra struttura più snella ci permette di essere agili e innovativi, reagendo rapidamente alle esigenze di mercato e dei clienti. Ad esempio, sviluppiamo tecnologie come il nostro assistente virtuale basato su AI generativa, e puntiamo su un ecosistema integrato di prodotti e servizi. Non siamo qui per competere sul volume, ma sulla qualità, sull’esperienza e sul valore. Il mercato ha spazio per chi sa distinguersi, e noi di Commodore crediamo di avere ciò che serve per ritagliarci una posizione di rilievo, anche accanto ai grandi colossi.
Sua madre quando le diede per la prima volta il Vic20 le disse: qui dentro c’è il futuro ed ebbe ragione. Cosa c’è nel futuro della Commodore italiana?
Ricordo ancora le sue parole – “Scopri cosa c’è dentro, forse il futuro” – Aveva ragione, perché quel piccolo computer accese in me una passione che mi ha portato fino a qui. Il futuro della nuova Commodore si fonda proprio su quella stessa visione: innovazione, passione e la capacità di anticipare i tempi. Stiamo lavorando per portare la produzione interamente in Italia, a Orvieto, costruendo un polo tecnologico che rappresenti un’eccellenza del Made in Italy. Investiamo su tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale generativa, lo sviluppo di videogiochi e prodotti pensati per un’esperienza utente unica. Nel futuro di Commodore c’è un equilibrio tra tradizione e avanguardia: l’idea di continuare a stupire, come quel VIC20 fece con me.
Complimenti a Commodore Industries Srl, alla passione, alla determinazione e al coraggio imprenditoriale del suo fondatore Luigi Simonetti e alla qualità del suo valente Staff.
L’Italia, che continua a svendere all’estero il meglio delle proprio comparto produttivo, non possiede più brend nazionali di rilievo nel comparto produttivo industriale dei computer tanto che, per ritrovarli, occorre risalire ai fasti dell’Olivetti di Ivrea.
A maggior ragione è più che emozionante pensare che un marchio, una volta a stelle strisce, oggi con orgoglio lo vediamo crescere e svilupparsi sotto il tricolore.