I due Presidenti americani si attribuiscono ciascuno il merito di essere stato protagonista del “cessate il fuoco” su Gaza e questa tragedia rischia di trasformarsi in un ennesimo match politico istituzionale tra Biden e Trump, che farebbero bene a meditare sull’incapacità di aver potuto ottenere una tregua molto, ma molto tempo fa, evitando la perdita di decine di migliaia di vite umane, di distruggere radicalmente un territorio e di mettere a repentaglio la sicurezza dell’Europa e del Medio Oriente col pericoloso coinvolgimento di altri Stati.
In conferenza stampa Biden, usando tutta la sua diplomazia, ha elogiato il gioco di squadra tra l’Amministrazione uscente e quella in arrivo, sottolineando che il suo team si “è coordinato in modo stretto con quello di Trump per garantire che tutti parlassero con la stessa voce, perché questo è quello che fanno i Presidenti americani” e ha poi sottolineato come “l’accordo maturato in Qatar ricalcasse il piano che aveva presentato il 31 maggio 2024 e che aveva avuto il sostegno unanime del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.”
Questo ultimo è un punto che ha indirettamente messo in luce anche la debolezza del Presidente nell’ultima fase del suo mandato. L’imminente arrivo di Trump, infatti, sembra aver convinto le parti a cedere su punti dell’intesa che sembravano irrinunciabili. Primo tra tutti il controllo del Corridoio Philadelphi, che per Israele sembrava questione di vita o di morte e che poi non si è rivelato esserlo.
Biden si è detto “fiducioso” sul fatto che l’accordo tra Hamas e Israele terrà, mentre Trump, che ha davanti a sé quattro anni alla Casa Bianca , intende costruirci sopra una nuova strategia per il Medio Oriente, che parta dall’allargamento dei cosiddetti Accordi di Abramo e la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita.
Come fa notare un’analisi del Guardian, per raggiungere questa intesa c’è stata, come ha ammesso lo stesso Biden, una collaborazione tra Democratici e Repubblicani, due mondi apparentemente inconciliabili che, tuttavia, questa stavolta hanno trovato un terreno comune per lavorare fianco al fianco. Alcuni Funzionari dell’Amministrazione Biden sono arrivati persino a elogiare la partnership tra i due inviati per il Medio Oriente, Brett McGurk e Witkoff.
Secondo gli osservatori, tuttavia, ad aver avuto un peso molto rilevante nell’accordo sono state le parole di Trump, che solo alcuni giorni fa aveva minacciato di “scatenare l’inferno” in Medio Oriente se non fossero stati liberati gli ostaggi. Ma hanno certamente avuto un peso anche i toni minacciosi che – secondo diversi media – Witkoff avrebbe usato con il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in un incontro sabato scorso che in molti hanno definito infuocato.
Biden, nonostante il colpo di coda finale, non può certamente rivendicare un successo pieno dal momento che, per molti mesi, molti funzionari della sua stessa Amministrazione non hanno nascosto la loro irritazione in pubblico e in privato per la gestione della guerra, sostenendo che il rifiuto del Presidente e dei suoi collaboratori di minacciare di interrompere le consegne di armi e aiuti a Israele avrebbe prolungato la campagna militare a Gaza e costato migliaia di vite umane.
Tra l’ala progressista del Partito Democratico c’è chi ritiene che lo schiacciamento di Biden sulle posizioni di Israele per gran parte del conflitto posso essere costato molto anche in termini elettorali, togliendo alla candidata entrata in corsa, Kamala Harris, i voti cruciali della sinistra.