Gli Stati Uniti formalizzano la richiesta di estradizione di Mohammad Abedini Najafabadi che lo scorso 16 dicembre è stato arrestato a Malpensa su ordine della giustizia americana.
Ora la parola passa alla Corte d’Appello di Milano che dovrà valutare, in base alla documentazione arrivata dalle autorità americane, se ci sono o meno le condizioni per accogliere la richiesta di estradizione. La decisione finale poi spetta esclusivamente al Ministero della giustizia che ha 10 giorni di tempo per rendere effettiva l’estradizione.
Il 38enne di Teheran,Abedini, di nazionalità svizzera e iraniana, è stato bloccato dalla Digos, su ordine della giustizia americana, all’aeroporto milanese di Malpensa, dove era appena atterrato da Istanbul.
Attualmente Abedini è detenuto in regime di stretta sorveglianza per la sua incolumità ma anche contro il pericolo di fuga.
Il legale di Abedini ha dichiarato: “Dall’analisi dei documenti in mio possesso pur essendo formalmente gravi le accuse mosse, in realtà la posizione del mio assistito risulta molto meno grave di quanto può sembrare. Lui respinge le accuse e non riesce a capire i motivi dell’arresto”.
Tra le accuse Abedini sembra abbia fornito il supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica che sono considerate dagli Usa un’organizzazione terroristica. Da questo supporto ne è scaturita la morte di tre militari statunitensi, uccisi da un un drone su una base in Giordania.
In tutta questa storia si collegherebbe l’arresto di Cecilia Sala in quanto è “usanza” di questi paesi di effettuare arresti strumentali, la cosiddetta “diplomazia degli ostaggi” che in passato ha permesso alla Repubblica islamica, in un contesto di sanzioni economiche e isolamento diplomatico, di usare i detenuti come leva per ottenere favori o la liberazione di iraniani detenuti all’estero.