Solo un accordo d’acciaio tra USA e Russia potrà salvare l’Occidente e l’Europa. E Trump lo sa!

Trump e Zelensky

L’Unione Europea ha dormito per oltre venti anni, accumulando ritardi spaventosi su tanti fronti: tecnologie, ricerca e brevetti in primis, ma anche formazione d’eccellenza, organizzazione militare, energia e materie prime. Abbiamo assistito ai miopi rigurgiti nazionalistici di Francia e Germania, e il prezzo più pesante lo ha pagato il genio italiano. Il Regno Unito ha optato per la Brexit e oggi, con buona dose di ipocrisia, si agita solo perché ha perso completamente ruolo nello scenario globale.

In maniera molto bizantina diversi traballanti leader europei spaccano il capello in discussioni interminabili, anche sottili, ma lente, inadeguate, insostenibili. Il tema mondiale è uno, il più importante, e farà passare Donald Trump alla storia: gli Americani non intendono perdere la “gara” epocale del XXI secolo che li vede contrapposti alla Cina, e come primo passo vogliono recuperare una collaborazione forte con la Russia chiudendo il più in fretta possibile la questione Ucraina nata da una guerra sbagliata.

Questo è il quadro, piaccia o non piaccia, in un mondo che ha subito sempre guerre terrificanti e sanguinarie anche dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Voglio ricordare soltanto Indocina, Corea, Vietnam, Cambogia, Afghanistan, Iraq, Balcani… Una crisi dietro l’altra, combattuta a suon di bombe, morti, feriti, dolore, lacrime, sconfitti. L’imprudente Zelens’kyj, e quanti hanno avuto convenienza a far durare tre anni un conflitto disumano, se ne facciano una ragione: hanno perso. Lo ripeto: hanno perso! E chi perde, da che l’uomo ha iniziato a camminare, non può dettare le regole.

Trump lo ha detto chiaro al presidente ucraino: “Non hai carte da spendere”. Ed ora gli blocca anche gli aiuti, tanto per fargli capire che no si sta giocando a Risiko. I troppo sprovveduti cantori di un Occidente in pericolo non capiscono che esiste un’unica possibilità per recuperare il tempo perduto: un accordo fortissimo tra USA e Russia che si trascinerà dietro, inevitabilmente, l’Europa. Poi si tratterà con la Cina per tentare di guadagnare decenni di pace, di convivenza pacifica ma anche di competizione serrata.

L’UE, come ha capito Giorgia Meloni, ha una sola speranza: aiutare Trump nel suo confronto positivo con la Russia, per staccare Mosca dall’abbraccio strategico con Pechino. Il passaggio geopolitico non è difficile da comprendere, ma si preferisce ciurlare nel manico per spalare demagogia utile solo ad alimentare lotte di potere localistiche.

Gli Americani sanno bene che una Russia decisa a sostenere, in contrapposizione con l’Occidente, la locomotiva cinese, allargando questo fronte anche ad Arabi, Africani, altri colossi asiatici, nonché a ricchi Paesi della stessa America Latina, metterebbe fortemente in discussione l’attuale peso specifico degli Usa nel mondo. Questo è il nodo sul quale discutere, con buona pace di Parigi, Londra e Berlino che farebbero bene a vestirsi di sano realismo e pragmatismo, facendo marcia indietro rispetto a tante scelte sbagliate.