Nvidia accelera sulla manifattura americana. In pieno clima da guerra commerciale, l’azienda californiana leader dei semiconduttori ha annunciato la produzione di supercomputer per l’intelligenza artificiale interamente negli Stati Uniti. Una mossa strategica che mira a rafforzare la catena di approvvigionamento interna, cavalcare la crescita esplosiva dell’IA e — non da ultimo — ingraziarsi Donald Trump, nel mirino delle imprese per i dazi sulle esportazioni tecnologiche verso la Cina.
“È l’effetto Trump in azione”, hanno rivendicato alla Casa Bianca, mentre Nvidia annuncia un piano industriale da 500 miliardi di dollari in quattro anni. Il fondatore e Ceo Jensen Huang ha dichiarato che i nuovi supercomputer saranno prodotti in stabilimenti costruiti ad hoc in Arizona e Texas, con la collaborazione di colossi dell’elettronica come Foxconn e Wistron. La produzione entrerà a pieno regime entro 12-15 mesi.
“Per la prima volta, i motori dell’infrastruttura globale di intelligenza artificiale verranno costruiti negli Stati Uniti”, ha dichiarato Huang, “una scelta che ci consente di rispondere meglio alla domanda crescente, rafforzare la resilienza della filiera e garantire sicurezza strategica”.
Il contesto è quello di un’industria in rapida trasformazione: secondo Gartner, Nvidia ha chiuso il 2024 in vetta al mercato mondiale dei semiconduttori con un fatturato record di 76,6 miliardi di dollari (+120%), superando giganti come Samsung e Intel. Il mercato globale dei chip ha toccato quota 655,9 miliardi (+21%), con la Cina che resta un mercato cruciale: 17,1 miliardi di dollari di fatturato annuale per Nvidia arrivano da Pechino e dintorni.
Ed è proprio su quel fronte che si gioca la partita geopolitica. Le pressioni della Casa Bianca sull’export tecnologico verso la Cina hanno spinto Nvidia a muoversi con cautela. Secondo indiscrezioni della National Public Radio, Huang avrebbe recentemente cenato a Mar-a-Lago con Trump, strappando un’intesa informale per evitare restrizioni sull’export del chip H20, destinato al mercato cinese.
Con questa mossa, Nvidia non solo si mette al riparo da possibili dazi, ma si propone come modello virtuoso di rilocalizzazione tecnologica negli Stati Uniti, in un momento in cui Washington spinge per il rientro delle produzioni strategiche. Una scelta industriale, ma anche politica, che potrebbe avere un peso significativo nella definizione delle prossime politiche commerciali tra Usa e Cina.