Italia ed UE nell’occhio dell’uragano Trump

Uragano

Calma, piatta nell’oceano dei mercati finanziari globali per l’Italia e l’Europa, ma mentre intorno c’è la tempesta perfetta innescata dai dazi imposti da Donald Trump, oggi, a metà mattina dall’apertura della Borsa, dopo quattro giorni di turbolenze si è assistito alla ripresa delle contrattazioni con acquisti anche importanti.

I dazi impositivi sono veri e propri macigni sulle Borse e sulle economie di tutto il mondo da quelle asiatiche a quella europea e americana. 

Per uno dei maggiori economisti della Columbia University, Jeffrey Sachs, “Washington sta distruggendo il sistema commerciale mondiale sulla base di colossali falsità” – e aggiunge che Trump ha dato il via  ad una guerra che nessuno vincerà” – o meglio, aggiungiamo noi, che tutti perderanno.

In Europa, infatti, sono sempre più forti i venti di guerra commerciale. C’è stata ieri una lunga e complicata riunione dei Ministri del commercio estero dell’Unione Europea in cui per l’Italia è stato presente  il Ministro Tajani, e contemporaneamente c’è stata una riunione di una “task force” italiana dei Ministri economici, per valutare la situazione e la possibilità di adottare misure di contenimento dei danni dovuti all’imposizione dei dazi americani.

Intanto, dalla riunione dei Ministri del commercio dell’UE e’ emerso il prevalere  della volontà di trattare e negoziare con gli Stati Uniti, ma anche un timido tentativo di far capire al Presidente Trump che a qualsiasi atto ostile, come i dazi imposti da Trump all’Europa, fondati secondo quanto riferito dai leader europei su basi e dati non veritieri, corrisponderà un’azione proporzionale  da parte dell’Unione Europea che si è data un mese di tempo per studiare l’eventuali contromosse.

La Commissione Europea, infatti, ha assicurato che se entro il mese di maggio, l’intervento della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Washington previsto per il 16 aprile, non produrrà gli effetti desiderati legati o a una riduzione  o a una dilazione dei dazi, l’Europa adotterà una serie di sanzioni attualmente sospese che riguardano il ricarico dei dazi sui prodotti importati dagli Stati Uniti.

Ma secondo quanto anche riferito del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’obiettivo è quello invece di sperare che l’incontro fra Meloni e Trump partorisca un risultato positivo di alleggerimento della pressione esercitata dai dazi americani sull’Europa e consenta di non innescare una vera e propria guerra commerciale, come di fatto sta accadendo con la Cina, che ha reagito duramente con l’imposizione di dazi elevatissimi nei confronti degli USA che, a loro volta, hanno risposto altrettanto aspramente con l’incremento della percentuale dei dazi imposti da Trump minacciando di raggiungere al 50%.

C’è una lista di sanzioni congelate” – ha dichiarato Tajanima se ci sarà un’Europa unita, l’Italia presenterà un proprio piano, e trattando sempre a schiena dritta senza cedimenti e senza sconti, il nostro Paese intende conservare l’intento di negoziare e di ottenere quantomeno delle dilazioni e una riduzione eventuale delle tasso dei dazi”.

Questo scenario ha scatenato una gravissima debacle di tutte le Borse mondiali, compresa quella americana, ovviamente dove cresce il timore degli imprenditori e iniziano le manifestazioni di protesta da parte di cittadini, gli stessi che qualche mese fa hanno sostenuto e votato per Donald Trump. 

Bloomberg stima che in soli tre giorni sulle Piazze globali siano stati bruciati circa 9.500 miliardi di dollari.

In Italia l’Ftse Mib ha chiuso ieri a 32.853 punti, in calo del 5,2%, al termine della seduta di ieri caratterizzata da un’estrema volatilità sui mercati. La notizia di una riunione d’emergenza della Federal Reserve e di una possibile sospensione dei dazi di 90 giorni – dapprima confermata e poi  smentita dalla Casa Bianca – aveva dato illusione di una speranza alle Borse, riportando in un incerto rialzo alcuni titoli. Ma, al termine delle contrattazioni a Piazza Affari nessuna blue chip è rimasta sopra la parità. 

La peggiore performance è stata di Recordati che ha ceduto l’8,5% come anche A2a. Eni (-7,7%) ed Enel (-7,6%). 

Lo spread ha accelerato con Btp/Bund che ha toccato i 127 punti nel corso della seduta.

Hanno chiuso in perdita con perdite pesanti anche le altre Borse europee: Parigi lascia sul terreno il 4,8%, Francoforte il 3,4% e Madrid il 4%. 

Più contenuti i ribassi a New York, dove gli indici americani – dopo una partenza in netto rosso – viaggiano con cali intorno all’1%. 

Ma in questi momenti di gravissima emergenza e timori, dove vanno a finire i soldi degli investitori?

Si rifugiano nei Titoli di Stato che vengono ritenuti “beni di rifugio”. Il timore diffuso tra gli investitori è che sia prossimo l’arrivo di una grave recessione dal punto di vista della finanza.

La politica ovviamente approfitta della situazione per consentire alle Opposizioni di giocare il proprio ruolo e accusare la Presidente Consiglio Meloni di essersi trovata  impreparata e “dormiente” sull’intera vicenda, di essersi fidata invano di un ipotetico  trattamento privilegiato di Trump nei confronti del nostro Paese, e intervengono ad appesantire la situazione le azioni di propaganda che servono strumentalmente, ma legittimamente da parte di una forza di opposizione,  a mettete in evidenza la debolezza attuale del Governo di fronte a un cataclisma finanziario che sta coinvolgendo tutto il mondo e che quindi non potrebbe essere diverso per un Paese economicamente finanziariamente fragile come l’Italia, che attraversa da anni una crisi economica che, a parte qualche momento in cui è riuscita a tirare un respiro di sollievo, sembra  non aver avuto mai fine.

Dal punto di vista della finanza comportamentale, gli analisti invitano a non  farsi prendere dal panico e affermano che questo è un momento, in cui l’istinto è ovviamente quello di vendere, e che sarebbe invece il momento di riuscire a  stare fermi in attesa di quello che accadrà, perché le Borse,  come è successo in passato, tendono sempre a recuperare e quindi vengono solitamente premiati gli investitori più attendisti, che generalmente sono sempre più esperti e quelli che in qualche modo riescono a contenere i danni per i propri capitali.

Oggi, al contrario di quanto accaduto ieri, Piazza Affari si conferma positiva al traguardo di metà seduta, con l’indice Ftse Mib sotto ai massimi, ma ben posizionato (+1,1%).

A metà giornata delle contrattazioni risulta stabile a 122 punti il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, con il rendimento annuo italiano in calo di 2,9 punti al 3,83% e quello tedesco in rialzo di 0,7 punti al 2,61%.
Rimbalzo molto positivo per Leonardo (+6,71%) e Unipol (+5,48%), Fineco (+3,93%), Buzzi (+3,8%), Mediolanum (+3,5%), Azimut (+2,88%) e Nexi (+2,46%).

Acquisti su Generali (+1,98%), Moncler (+1,81%), Prysmian (+1,75%), A2a (+1,73%) e Saipem (+1,66%). In calo Eni (-1%) e anche Stellantis (-1,57%), che in Italia, secondo la Fim-Cisl, ha perso quasi il 65% di produzione nell’impianto di Melfi (Potenza), chiudendo il peggior trimestre dal 1956. In controtendenza invece Ferrari (+0,97%).

Meno mosse le banche con la Popolare Sondrio che guadagna l’1,24%, Intesa l’1,1%, Unicredit lo 0,75%, Bper lo 0,68%, Mps lo 0,67% e Mediobanca lo 0,6%.
Tra i titoli a minor capitalizzazione sprint di Seri (+17%), sotto pressione Met.Extra Group (-8,61%).

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