Festeggiare e’ umanamente giusto, ma riflettere e agire sono un dovere politico e sociale

Oggi ricorre la Giornata internazionale della donna, purtroppo inevitabilmente legata alla giornata contro la violenza sulle donne, e oltre che festeggiare, è necessario riflettere per dare un senso alla ricorrenza, perché non si esaurisca in un momento che solitamente è di frivola convivialità e di festa, ma ci aiuti a prendere consapevolezza di ciò che accade intorno a noi, spesso nell’ipocrisia dell’indifferenza che ci serve per non guardare in volto la realtà.

Abbiamo ritenuto di pubblicare la profonda riflessione di Paolo Rozera, Direttore Generale dell’Unicef Italia, che da oltre trent’anni lavora a tempo pieno per salvare vite umane, soprattutto i bambini e le loro madri.

“…Ho addosso un senso di rabbia che non riesco a descrivere, mi sento addosso una sensazione che è un misto di carenza, rabbia e frustrazione, coraggio e voglia di agire in fretta…

sono un maschio (in questo caso non riesco a dire uomo) e questo mi immerge ancora di più in questa brutta sensazione di inadeguatezza…

Ciò che scatena tutto questo in me è un dato incredibile: ogni 3 giorni e mezzo (3 giorni e mezzo!) in Italia una donna muore vittima di femminicidio!..  

Quindi, significa che ogni 3 giorni e mezzo, almeno un figlio rimane senza entrambi i genitori: mamma uccisa, padre o si uccide o passerà in galera il resto della sua vita…

perdi la tua mamma e il tuo papà, la vita non è più la stessa, da tutti vieni additato come se in qualche modo fosse una tua responsabilità da amici, vicini, scuola. Spesso la soluzione è partire da zero nuova città, nuova scuola e se sei fortunato nuovi genitori. Ma tu non volevi, tu vorresti indietro la tua vita di prima, ma non la riavrai mai, puoi solo cercare di andare avanti. E ti chiedi perché, difficile da accettare…

Ma come stiamo trattando le donne?..

In una visita in un centro di accoglienza rifugiati, in un paese del Medioriente sulla porta di entrata c’era scritto “se vuoi educare un uomo educa un bambino, se vuoi educare un villaggio educa una donna”. È un bellissimo e realistico proverbio africano. E noi cosa facciamo in Italia? Le donne le uccidiamo!..

Da dove nasce questa violenza, questa incapacità ad accettare una delusione, perché non siamo più capaci di metabolizzare un NO, perché non siamo più capaci di crescere?

Io ho 59 anni, sicuramente ho vissuto più anni di quelli che mi restano da vivere. Cerco di dedicarmi all’essenziale che si nasconde nelle piccole e nelle grandi cose della mia vita. Non è facile perché questo mondo ci riempie di cose inutili. E per me è essenziale lottare ogni giorno contro questi numeri assurdi, voglio avere sempre con me il biglietto della metropolitana, voglio sentirmi adeguato in questa mia vita, voglio portare sempre un pezzo di spago affinché qualcuno mi aiuti, quando ne ho bisogno, a uscire dalle mie ferite, e voglio porgerlo a chi è in difficoltà. Prima di finire l’ultimo cioccolatino…

Sono sicuro che solo così posso cercare di salvarli tutti, ma è essenziale il vostro aiuto da solo non posso farcela. Tutti possiamo intervenire per arginare lo scempio del femminicidio, dobbiamo farlo in fretta, dobbiamo farlo adesso! Ricordatevi: un biglietto della metro, un pezzo di filo o di spago e una scatola di cioccolatini ancora da finire!..”

Di seguito l’intervento che arriva al cuore e alla coscienza di ciascuno di noi, di Paolo Rozera, Direttore Generale di Unicef Italia.

Buona vita a tutte le donne, madri, mogli e single.