Classi dirigenti UE da pensionare per guardare con fiducia all’asse strategico USA-Russia

«Uno spettro si aggira per l’Europa». Ma questo spettro non è il comunismo prefigurato da Karl Marx e Friedrich Engels nel loro celeberrimo Manifesto. Il Vecchio Continente è soffocato dal fantasma di apparati politici e burocratici che sono rimasti congelati all’era pre-Trump, quando l’America di Biden e del “partito della guerra” inseguiva l’idea insostenibile dell’unilateralismo, fino a immaginare di condurre al contempo una guerra indiretta contro la Russia (combattuta in Ucraina) e uno scontro epocale con la Cina.

Progetto affondato perché pericolosissimo e assurdo. Vedrete che Donald Trump sarà ricordato, ancor più di Ronald Reagan, e quindi alla stregua di Franklin Delano Roosevelt, come uno dei Presidenti che hanno salvato gli USA da un potenziale disastro. Roosevelt guidò gli Stati Uniti alla vittoria storica della Seconda Guerra Mondiale che segnò la leadership della bandiera a stelle e strisce nel mondo occidentale. Trump riuscirà a correggere l’errore strategico spaventoso dei democratici e woke americani, staccando Mosca dall’abbraccio definitivo con la Cina.

Certe consumatissime e inadeguate classi dirigenti europee, causa convenienze traballanti e in via di estinzione, fanno finta di non capire che il vero e unico nemico dell’Europa sarebbe stato il consolidamento dell’asse Mosca-Pechino contornato dal resto dei Brics. L’unione indissolubile del più esteso Paese al mondo, prima potenza nucleare del Pianeta e riserva gigantesca di ogni genere di materie prime, con la tecnologia e gli inesauribili giacimenti finanziari della Cina, avrebbe segnato la fine di ogni ruolo positivo del Vecchio Continente. Ho un’idea abbastanza chiara delle ragioni per le quali determinati apparati europei, che continuano a giocare a un Risiko che non spaventa nessuno ma che indebolisce il potenziale di 450 milioni di residenti, tentano di salvaguardare le loro incerte poltrone. Ma non è il caso di anticipare processi che matureranno nei prossimi mesi. Per ora fermiamoci al concetto di fondo.

Oggi l’Europa ha un unico grande nemico: i fautori dello scontro con la Russia. Non aggiungo l’aggettivo militare perché anche al ridicolo c’è un limite. Un’Unione Europea pronta a fare da collante fra l’intuizione di Donald Trump, spinta dai settori più illuminati dell’imprenditoria USA, e Vladimir Putin, avrebbe ridato centralità a un vero progetto di sintesi continentale. Invece, Regno Unito (cui nessuno ricorda che ha abbandonato l’UE è oggi piange lacrime di coccodrillo), Francia e Germania immaginano di poter difendere qualche strapuntino ereditato dalle politiche colonialistiche dell’Ottocento. Aria fritta, declino assicurato.

Putin, peraltro, non tradirà l’amico cinese che lo ha sostenuto durante la folle guerra ucraina, ma accompagnerà Trump a sottoscrivere un nuovo Patto di Yalta a tre. Pacificato il mondo la gara sarà tutta di tipo economico e culturale, con nuove frontiere: lo spazio, le tecnologie, i cambiamenti sociali all’insegna del buon senso, l’eliminazione delle sacche di disturbo (terroristi vari). Ne sono partecipi anche Israele e Mondo Arabo che hanno finalmente deciso di rasserenare il Medio Oriente per affrontare sfide nuove.

Frange di politicume radical chic continuano a balbettare slogan sulla democrazia, dimenticando che in questo momento se c’è da indicare un pesante vulnus di democrazia occorre puntare il dito su Bruxelles e Strasburgo. Con l’avvio dell’era Trump occorrerebbe, infatti, ritornare al voto, spazzare via tutto un passato di errori gravissimi, annientare collusioni indigeste e programmare il futuro in modo arioso, non ipocrita, lungimirante e finalizzato al benessere dei popoli europei e non solo di ristrette e fameliche élites. Sulla pelle degli ucraini, complice Volodymyr Zelens’kyj, si è consumata una guerra tanto sbagliata quanto atroce e strumentale. Le ricostruzioni storiche e politiche sane ne spiegheranno le ragioni più profonde.

Chiudo ribadendo un concetto: l’Europa deve liberarsi dello spettro inquietante di un passato da dimenticare e guardare con entusiasmo al ritorno della Russia e del suo leader Putin nella dialettica occidentale, riconoscendo a Donald Trump il titolo di difensore della nostra civiltà, proprio come accadde con Roosevelt dopo Pearl Harbor. Ai cittadini europei un messaggio fraterno: quelli che sentite urlare “scandalizzati” sono i peggiori, perché difendono solo i loro nauseanti privilegi fregandosene della marea di emergenze sociali che continuano a devastare l’Occidente e che necessitano di svolte radicali e di cambiamenti epocali!

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