Se una pattuglia delle Forze dell’ordine intima l’alt, è doveroso fermarsi. Punto!
Partiamo da questo assioma incontestabile, perché da un lato chiediamo sicurezza per noi e per i nostri figli, dall’altro si assiste a processi mediatici assurdi contro carabinieri, poliziotti e vigili che fanno il proprio dovere, rischiando essi stessi per la propria vita.
Ho rispetto per le indagini in corso, e come tutti ne attenderò l’esito. Ma non posso esimermi da padre, prima che da cittadino e da giornalista, dal gridare il valore assoluto di alcuni princìpi irrinunciabili che valgono erga omnes. Se uno dei nostri figli esce la sera, e magari frequenta la movida pur limitandosi sempre a comportamenti leciti, che cosa pretendiamo e auspichiamo? Che sia al sicuro, che non venga contattato da spacciatori, che non venga insultato o picchiato o rapinato. Vorremmo poterci addormentare tranquilli, senza contare le ore che mancano al suo rientro. E se il figlio è una donna le preoccupazioni crescono, com’è naturale che sia pur non volendo in alcun modo essere accusati di discriminazioni tra sessi. Vorremmo che potesse uscire vestita come vuole senza dover temere che qualcuno tenti di violentarla o di infastidirla.
Questi sono i pensieri delle persone normali che non temono un controllo della polizia o dei carabinieri o dei vigili urbani. Mi ha fatto piacere in questi giorni di festa, in cui ho dovuto raggiungere in treno alcune città del nord Italia, vedere che le stazioni erano ben presidiate da militari, all’interno e all’esterno. Davano sicurezza e spesso erano intenti a dare consigli ai viaggiatori. I blindati fuori delle stazioni ferroviarie di Roma o di Milano sono necessari, perché nessuna persona normale vuole la jungla. Mi è addirittura capitato di vedere dei poliziotti in divisa sui treni stessi: bene, positivo, utile. Occorre scoraggiare in ogni modo delinquenti, spacciatori, rapinatori, molestatori. Gentaglia di vario tipo che deve trovarsi di fronte a un muro e sapere che se tenta di abbatterlo si spacca la testa (una metafora, ovviamente!).
Mi ha terrorizzato, invece, sul piano culturale, sentire in metro annunci ufficiali che invitano a stare attenti ai borseggiatori! Ma stiamo scherzando? Esiste un’unica soluzione: far passare ai borseggiatori la voglia di borseggiare, e si trovino un lavoro come fanno tutti con enormi sacrifici!
Il recente drammatico caso di Milano deve essere trattato partendo da questi presupposti. Piuttosto che porsi domande sulla dinamica dell’inseguimento (lo farà la magistratura), chiediamoci perché qualcuno non si è fermato all’alt o posto di blocco che fosse. Perché? Quante domande si sono posti i Carabinieri in quel momento? Che cosa avrebbero dovuto fare? Girare la testa dall’altra parte e fregarsene? Appuntare solo il numero di targa e segnalarlo? E se la moto per caso fosse stata appena rubata? E se c’era un ipotetico imminente pericolo per qualcuno?
Ripeto in modo chiaro: in un Paese democratico come il nostro esiste la magistratura per valutare il rispetto o meno delle leggi. Lo sancisce la Costituzione Repubblicana, che è il nostro faro. Però, proprio per difendere tutti i diritti sanciti dalla Carta, abbiamo bisogno che le Forze di Polizia non girino la testa dall’altra parte e a costo di rischiare in proprio, diano tutto se stessi per assicurarci la massima sicurezza possibile.
Non voglio dedicarmi, ora, al caso specifico di Milano, pur considerando assurde e inaccettabili le proteste cui abbiamo assistito. Mi limito a porre, di fronte a situazioni generiche, le domande lecite che ogni cittadino dovrebbe porsi. A bordo di un’auto o di una moto che non si ferma all’alt delle forze dell’ordine e fugge a grande velocità che cosa si potrebbe nascondere? Un omicida che scappa? Un terrorista ricercato? Qualcuno che ha appena violentato una ragazza? Un delinquente che ha rapinato un povero tabaccaio, o un benzinaio o un gioielliere alla fine di una pesante giornata di lavoro? Oppure anche un ubriaco o un drogato che potrebbe mettere in pericolo la vita di un passante che attraversa le strisce pedonali? Non All’alt delle forze dell’ordine, quindi, se hai la coscienza a posto, ti fermi. E se per caso hai un piccolo problema lo spieghi.
Le Forze dell’ordine vanno a caccia di delinquenti e non di semplici cittadini che magari si sono scordati un documento a casa. Se scappi sai che corri dei rischi. Lo sai. Altrimenti diamo ordine a Polizia, Carabinieri e Vigili di passeggiare e di produrre solo filmati e scartoffie. No: li vogliamo in azione per dimostrare che delinquere non conviene e che è sempre la scelta sbagliata. Se vai a fare una rapina a mano armata non spetta a me rapinato discettare, in momenti in cui temi per la tua vita, se la pistola che porti in pugno è vera o falsa.
Il problema principe è che tu che mi rapini sai che stai correndo rischi pesanti, anche di subire una reazione forte. Qualcuno riflette sul concetto di “reazione proporzionata”. Se io vedessi che qualcuno importuna mia figlia, impaurita e in preda al panico, reagirei senza farmi mille domande. Come farebbe ogni padre con la testa sul collo. La “proporzione”? Certo, ma si valuti sempre a vantaggio della vittima e non dell’aggressore. Qui siamo arrivati al punto che prima di reagire a un rapinatore che ti entra in casa la notte dovresti fargli un’intervista: quanto male mi vuoi fare? La violenti mia moglie o la vuoi picchiare soltanto? Ci vuoi derubare di tutto o ti do le carte di credito e ci lasci in pace? E poi decidere che tipo di reazione avere. Ma per favore!
Chiudo questo ragionamento assicurando tutti che la stragrande maggioranza degli Italiani la pensa così. Ecco perché, pur nel pieno rispetto della magistratura che sta indagando su questo doloroso fatto di Milano, e pur essendo sempre sensibile ai drammi umani, la mia solidarietà piena va ai militari che hanno compiuto il proprio dovere! E farebbe bene la politica, su questo fronte, a non dividersi fra sinistra e destra. La sicurezza non ha colore!